I Presidi: alla Ragusa Moleti un atto dovuto di legalità, politici ignoranti della legge

Riportiamo il comunicato dell’ANP, l’Associazione Nazionale dei Presidi.

associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola
ADERENTE ALL’ESHA EUROPEAN SCHOOL HEADS ASSOCIATION
Sez. PALERMO
anp.palermo@gmail.com
COMUNICATO STAMPA

La misura è colma! In questi giorni l’ANP di Palermo, nel tentativo di contribuire alla necessaria ricomposizione delle lacerazioni ambientali oggettivamente evidenziatesi all’interno della comunità scolastica della Direzione Didattica “Ragusa Moleti”, ha sostenuto in maniera discreta e riservata il Dirigente Scolastico Nicola La Rocca, sottoposto ad una sorta di gogna mediatica solo e soltanto per avere, nella sostanza, affermato e ricordato a tanti che la scuola è fondamentalmente luogo di erogazione di un servizio pubblico finalizzato alla crescita sociale e civile dei futuri cittadini. Nulla di più e nulla di meno. E’ del tutto evidente che tale servizio deve essere assicurato nella osservanza puntuale delle norme. Non si parla (talvolta anche in maniera strumentale) della scuola come incubatrice di una cultura della legalità? Ebbene in questi giorni un dirigente dello Stato è stato, nei fatti, posto sul banco degli imputati per avere applicato quanto affermato (sebbene, col solito procedere ondivago e bizantino che ne rendono difficile la lettura) da un parere dell’Avvocatura dello Stato avente ad oggetto proprio la “celebrazione di atti di culto” all’interno dei locali scolastici. E’ appena il caso di ricordare che tale parere è stato espresso da tale ufficio (che tecnicamente deve essere visto anche come necessario supporto all’attività dei dirigenti statali) sulla base di precisi riferimenti alla Costituzione (principio di laicità dello Stato), di sentenze della Corte Costituzionale, di leggi varate dal Parlamento, di circolari del Ministero della Pubblica Istruzione. Ebbene: a quale conclusione perviene l’Avvocatura dello Stato? Sono “…sicuramente da escludersi la celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l’orario scolastico o durante l’ora di religione cattolica, atteso il carattere culturale di tale insegnamento”!
Di fronte all’applicazione (dovuta) da parte di un dirigente scolastico di tale norma comportamentale, paradossalmente, invece d’indagare sulla sua puntuale osservanza in tutte le scuole si è sollevato un polverone mediatico, assecondando reazioni più o meno composte di genitori, ai quali – ovviamente – non si può chiedere la conoscenza dei bizantinismi della nostra legislazione. Sotto questo versante, infatti, è opportuno che il coordinatore di una comunità variamente composita quale è (sempre) una scuola, sappia accompagnare gli atti regolamentari ad una efficace e corretta comunicazione.
Detto questo sorprende, invece, assistere a comportamenti posti in essere da soggetti politici che pur di raccogliere facili consensi mostrano, ancora una volta, una gravissima e incomprensibile ignoranza della legge. Si tratta di soggetti che, avendo assunto per anni la responsabilità dell’ assessorato che si doveva occupare delle scuole siciliane, dovrebbero chiedersi, ancor prima di presentarsi provocatoriamente all’ingresso di una scuola con simboli religiosi (che meritano ben altro rispetto che quello di essere strumentalizzati!), come fare funzionare e finanziare adeguatamente la scuola in Sicilia. Negli ultimi anni in Sicilia le spese di funzionamento hanno subito un taglio che si avvicina al 50%, gli enti locali che dovrebbero occuparsi della manutenzione e della sicurezza degli edifici scolastici sono stati lasciati a secco, in alcune realtà locali i dirigenti scolastici hanno dovuto intestarsi personalmente i contratti delle utenze relative all’energia elettrica.
Suvvia, un pò di decoro e serietà! Abbiamo e nutriamo (noi si!) tale profondo rispetto per il sentimento religioso da rimanere sconcertati di fronte ad atteggiamenti e comportamenti che poco hanno a che vedere con l’affermazione della legittima e sacrosanta libertà di culto e molto hanno a che vedere e spartire con la pratica illusoria dello sciacallaggio politico. Una pratica che conduce anche alla menzogna: non risponde al vero che il Dirigente Scolastico della D.D. Moleti abbia ritirato la circolare oggetto del presunto scandalo, non corrisponde al vero che il Dirigente Scolastico della D.D. Moleti abbia disposto la rimozione dei crocifissi.
Nonostante e a dispetto di tali esponenti politici, la scuola siciliana rimane – pur tra tante e innumerevoli difficoltà e grazie alla quotidiana appassionante attività di tanti docenti, dirigenti e ausiliari – ad essere viva e vegeta, a rappresentare un’autentica palestra di convivenza civile e culturale, a costituire un presidio di legalità.

COBAS: La Scuola Pubblica deve essere laica, solidarietà al Preside della Ragusa Moleti

Il comunicato di COBAS Scuola Palermo a sostegno del Dirigente Scolastico La Rocca, attaccato dalla politica e persino dalla sua ministra per un atto dovuto laicità e ripristino della legalità.

LA SCUOLA PUBBLICA DEVE ESSERE LAICA
SOLIDARIETÀ AL PROF. NICOLÒ LA ROCCA, DIRIGENTE SCOLASTICO DELLA DD “RAGUSA MOLETI” DI PALERMO

Nei giorni scorsi, su segnalazione di alcuni genitori di alunni della Direzione Didattica “Ragusa Moleti” di Palermo, il quotidiano Il Fatto ha dato notizia della presenza nei locali della scuola di immagini di culto cattolico e dell’abitudine da parte di alcuni docenti “di far pregare i bambini prima dell’inizio delle lezioni e di far intonare canzoncine benedicenti prima della consumazione della merenda”. Il DS, volendo far rispettare il principio di laicità della Scuola Pubblica e dello Stato Italiano, è prontamente intervenuto facendo rimuovere le immagini di culto e ricordando che nelle scuole pubbliche non è consentito praticare atti di culto.
Nei giorni successivi si è scatenato un asprissimo attacco contro la doverosa decisione del DS: – Manifestazioni minacciose da parte di un gruppuscolo di genitori fondamentalisti e di attivisti dell’estrema destra di Forza Nuova.
– Dichiarazioni (al limite delle intimidazioni) da parte di politicanti di vario colore, dall’estrema destra al PD, proni agli interessi vaticani.
– Una dichiarazione della ministra Fedeli che, mentre era ospite del 7° Festival della Dottrina sociale della Chiesa in svolgimento a Verona, si è schierata contro il DS La Rocca parlando d’altro: crocifissi rimossi e feste religiose quando invece il DS si è limitato a ricordare che secondo il Consiglio di Stato non è consentito lo svolgimento di atti di culto nelle scuole. La ministra (nota per avere millantato una laurea inesistente e per aver regalato ai genitori il potere di veto sui contenuti dell’insegnamento con la recente emanazione delle linee-guida del MIUR sull’“educazione al rispetto”) ha pure lamentato un presunto “mancato coinvolgimento dei genitori” nella decisione del DS, invece l’iniziativa era partita proprio dalla segnalazione di alcuni genitori e si configurava come un richiamo alla legalità.
Sia chiaro che per i Cobas della scuola la libertà di culto fuori delle aule e degli altri edifici della pubblica amministrazione è un diritto. Come pure è un diritto, per chi professa religioni diverse da quella cattolica o non ne professa alcuna, non imbattersi in simboli o in celebrazioni di atti di culto di qualsiasi religione in detti luoghi.
La natura della Scuola Pubblica deve essere democratica e laica, cioè aperta al confronto e rispettosa di ogni orientamento religioso, filosofico, etico ed ideologico, senza che alcuno di essi prevarichi gli altri.

I Cobas della scuola di Palermo esprimono la loro solidarietà al DS Nicolò La Rocca, che con la sua decisione sta tentando di rimettere nei binari della legalità la scuola che dirige, affinché ogni bambino sia accolto e educato per poter sviluppare le proprie convinzioni quanto più autonomamente possibile.

Palermo 27 novembre 2017

Impropria e improvvida è l’uscita della Ministra

“Il preside di Palermo che ha fatto togliere il crocefisso dall’aula ha attuato in modo improprio una circolare del 2009 che indicava che non dovevano esserci scuole confessionali, che è cosa differente dall’avere in classe i simboli della religione cattolica. Chi è intervenuto in quel modo intanto non ha ascoltato i genitori, dopodiché dal 2009 c’è una circolare, esito di una sentenza dello Stato, e tu intervieni in quel modo facendo nascere un problema”
Probabilmente informata male e desiderosa compiacere la platea clericale davanti alla quale si era presentata (il “Festival della Dottrina Sociale della Chiesa“, niente meno!), la Ministra dell’Istruzione ha inanellato una serie di sciocchezze (di “argomenti fantoccio“, per l’esattezza): il riferimento ai crocifissi, che invece non sono mai stati rimossi (“perché normati”, come ha ribadito più volte il dirigente), a un presunto divieto ai bambini di pregare, quando invece la circolare rivolta agli insegnanti si limitava a ricordare che gli insegnanti non possono improvvisarsi ministri di culto guidando le preghiere e trasformando così effettivamente la scuola pubblica statale in scuola confessionale; e infine a un presunto “mancato coinvolgimento dei genitori”, quando l’iniziativa era partita proprio dalla segnalazione di un genitore e si configurava comunque come un richiamo alla legalità per gli insegnanti. Se poi si intende che avrebbe dovuto decidere una ipotetica “maggioranza dei genitori”, allora non si è capito proprio nulla della Democrazia e dello Stato di Diritto: quando si tratta di diritti (come quello di un bambino non cattolico a non essere discriminato dalla scuola pubblica), il capriccio della maggioranza non può essere un criterio decisionale. Lo Stato di Diritto serve proprio a tutelare i più deboli e le minoranze dalla prepotenza delle maggioranze.
 
Rinnoviamo la nostra solidarietà al Dirigente Scolastico Nicola La Rocca, lasciato solo anche dalle istituzioni per aver difeso la legalità. Il che, soprattutto in una città con la storia di Palermo, mette i brividi.

Solidarietà al Dirigente della Scuola Ragusa Moleti

Il Circolo UAAR di Palermo ribadisce la sua massima solidarietà al Dirigente Scolastico Nicola La Rocca, vittima in queste ore non solo di minacce da parte di un gruppuscolo vociante di mamme fondamentaliste, ma soprattutto di un florilegio di dichiarazioni demenziali e di intimidazioni mafiose da parte di politicanti di ogni colore, dall’estrema destra fino al PD, pronti a rituffarci nel medioevo pur di raccattare un voto in più da un popolo che ritengono (purtroppo spesso a ragione) ignorante, bigotto e xenofobo. Noi dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti saremo al suo fianco contro questi tristi sciacalli per assicurare il rispetto della legalità, ma soprattutto per assicurare ai nostri bambini un futuro di tolleranza e libertà di pensiero.

A seguire alcune perle che si commentano da sole, raccolte oggi dal Il Tempo Quotidiano. Sembra l’Inqusizione Spagnola, è il Parlamento Italiano (per poco, speriamo).

Per il coordinatore nazionale di Ap, Maurizio Lupi si tratta di “un atto censorio grave. Così come l’aver fatto rimuovere dall’istituto una statuetta della Madonna e un’immagine di Papa Francesco. Una sbandierata laicità che si sente minacciata da dei bambini che pregano è una laicità ben fragile, disposta a parole a difendere e rispettare tutte le religioni e le culture tranne quella cattolica”. Per il senatore Udc, Antonio De Poli, la decisione del dirigente scolastico “è scandalosa, una grave censura, frutto di un laicismo insensato. Mi auguro che il ministro Fedeli faccia le dovute verifiche sull’episodio”. “Proibire a dei bambini di tre e sei anni di pregare a scuola è una cosa indegna. Togliere le foto del Papa e le statue della Madonna è un atto ignobile”, afferma Alessandro Pagano, deputato della Lega-Noi con Salvini.

Si appella al ministro Fedeli anche Basilio Catanoso, parlamentare di Forza Italia, perché “faccia chiarezza su questa vicenda e sulle interpretazioni di un parere dell’Avvocatura dello Stato che rischia di creare un solco sempre maggiore tra i cittadini e lo Stato». Per il senatore Renato Schifani “nessun genitore ha mai protestato”, eppure “il preside ha deciso d’ufficio con una circolare di applicare rigidamente la legge. Credo che sarebbe stato meglio procedere con moderazione, parlandone prima con insegnanti e famiglie e valutando se realmente le preghiere in classe fossero un problema per l’educazione dei minori a lui affidati. Se non ci sono stati problemi di sorta, sembra un gesto dettato dalla volontà di imporre laicismo e anticlericalismo all’interno delle aule scolastiche”.

“Dovrebbe bastare il buon senso, la ragionevolezza per evitare episodi del genere”, dice il sottosegretario all’Istruzione Daniele Toccafondi. “Non fa male a nessuno avere un’immagine sacra. Mi sembra che c’entri poco la libertà e c’entri molto l’ideologia nell’atto di questo preside”. “Il preside sicuramente non avrà chiesto il parere di nessuno, soprattutto dei genitori, prima di vietare ai piccoli di recitare le preghiere. Un afflato di laicismo e autoritarismo che nei fatti nega le nostre radici”, afferma il deputato del Pd Edoardo Patriarca. “Il dirigente scolastico di una scuola di Palermo ha diramato una vergognosa e offensiva circolare per vietare ai bambini di pregare prima della merenda e per rimuovere tutte le immagini sacre”, scrive il leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni su Facebook. “Chissà se questo signore, così solerte e inflessibile nel cancellare la nostra religione e le nostre tradizioni, sarà altrettanto solerte e inflessibile con se stesso quando si tratterà di rinunciare alle ferie e presentarsi sul posto di lavoro la mattina di Natale o il giorno di Pasqua. Quanto vogliamo scommettere?”, aggiunge la Meloni.

Sicilia 2017, i “NON POSSUMUS” laici alla vigilia del voto

Ci siamo, domani si vota per rinnovare l’Assemblea Regionale Siciliana ed eleggere il Presidente della Regione.

Come Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) abbiamo tentato di agevolare una scelta più consapevole per gli elettori che hanno a cuore i diritti civili e la laicità, ponendo pubblicamente  6 domande su diritti e laicità ai candidati in corsa per la Presidenza della Regione.

Nel mese che hanno avuto a disposizione per meditare le indispensabili risposte a questi semplici quesiti, solamente Roberto La Rosa  ha avuto la cortesia ed il senso civico di replicare tramite il segretario del suo Movimento: una risposta che, ciò nononostante, ci lascia insoddisfatti per la sua sconcertante evasività.

Ancor più sconcertante abbiamo trovato il comportamento di Fabrizio Micari, il quale ci aveva dato appuntamento per il 19 ottobre ma lo ha poi rinviato mandando a dire che “ci teneva molto ad incontrarci”. Lo abbiamo aspettato fino alla mezzanotte di ieri, ma oggi possiamo affermare che avremmo preferito la serietà e il coraggio di una disdetta secca, che ben riflettesse la sensibilità di questo personaggio alla laicità delle istituzioni  già peraltro sfoggiata disinvoltamente come Magnifico Rettore dell’Università di Palermo con iniziative quali messe solenni di inaugurazione dell’Anno Accademico, precetti Pasquali consumati nelle sedi istituzionali o il “Graduation Day” sul sagrato della cattedrale. Sensibilità confermata brillantemente nel suo ruolo di candidato, anche con gesti altamente simbolici rispetto alla separazione tra Chiesa e Stato, come il comizio dall’altare di qualche giorno fa.

Non meno eloquente è stato il silenzio di Nello Musumeci: anche se alle nostre domande non ha risposto direttamente (come, del resto?), parlano per lui la sua storia, i candidati dio-patria-famiglia di cui traboccano le sue liste, le compagnie di giro omofobe e misogine con cui si esibisce (e che gli hanno guadagnato gli onori della rubrica “La clericalata della settimana”) e persino il suo slogan sobrio e misurato: “Dio è dalla nostra parte!”. Slogan che, per inciso, ci sprona a ricordare il dovere civico di pretendere la rimozione dal seggio elettorale dei crocefissi, simbolo di parte lesivo della libertà di coscienza.

Fin qui i nostri “non possumus”: i candidati e gli schieramenti che ci hanno segnalato, esplicitamente o implicitamente, la loro inadeguatezza o completa incompatibilità rispetto alla difesa della laicità e dei diritti civili.

Neppure Giancarlo Cancelleri ha trovato il tempo di esprimersi sulle questioni che abbiamo posto. Possiamo qui solo ripetere le argomentazioni ufficiose offerteci da una candidata all’ARS del Movimento 5 Stelle: anche se ci riconosciamo in molte delle battaglie laiche, dai diritti civili alla lotta ai privilegi clericali, visti i rapporti di forze non conviene esporsi alla vigilia del voto su temi così controversi, rischiando il principale vantaggio competitivo del Movimento che è la “trasversalità (non) ideologica”.

Infine Claudio Fava: con nostra sorpresa neanche la sua risposta, sebbene ripetutamente annunciata, ci è pervenuta per le vie ufficiali. Tuttavia due aspiranti deputati della lista Cento Passi per la Sicilia hanno voluto esprimersi in maniera chiara e articolata, e meritano quindi una menzione speciale essendo stati gli unici in tutta la campagna elettorale ad aver dimostrato il coraggio di esporsi sui temi dei diritti e della laicità con questa nettezza: Leonardo AlagnaLuigi Carollo.

Sperando di aver dato il nostro piccolo contributo per un elettorato consapevole, vi invitiamo a vincere il comprensibile scoramento, riflettere e recarvi domani alle urne. Per chi, come noi, si fregia della “R” di Razionalisti, “Che dio ce la mandi buona” non è un’opzione accettabile.

Il primo novembre non ci sono santi! (ma la riunione mensile UAAR)

La riunione mensile aperta a soci e simpatizzanti del Circolo UAAR di Palermo si svolge nella nostra sede di via Matteo Bonello 39 (dietro la cattedrale) ogni primo mercoledì del mese dalle 19 alle 21, incluso ovviamente il primo di novembre che il nostro Stato “laico” si ostina a mantenere rosso in calendario per celebrare collettivamente personaggi dalla dubbia esistenza e/o moralità.

Ordine del giorno di massima per mercoledì 1 novembre 2017:

Vi aspettiamo, non ci sono santi che (ci) tengano.

Sicilia 2017, diritti e lacità: Luigi Carollo (Cento Passi)

Le risposte di Luigi Carollo, candidato all’ARS nella lista Cento Passi, alle 6 domande su diritti e laicità poste dal Coordinamento Regionale UAAR Sicilia.
Gli aspiranti alla Presidenza (destinatari originali delle domande) e gli altri candidati che, dimostrando coraggio e rispetto per l’elettorato, hanno deciso di esporsi spiegando le loro posizioni sono elencati qui.


Gli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione, noti più per il rimando ai Patti Lateranensi che per il loro effettivo contenuto, affermano due principi a mio parere fondamentali: la non confessionalità del nostro Stato e la libertà di culto garantita per qualunque religione o credo. La laicità, quindi, non è un’aspirazione o un progetto ma è il fondamento stesso della nostra Carta. Laicità non significa cancellazione o mancanza di rispetto verso la fede ed i sentimenti religiosi ma, al contrario, piena garanzia per gli stessi e per ogni forma di culto. Ad una chiara condizione: che essi siano considerati un fatto privato e non un fatto pubblico.

La scelta costituzionale di non fare dell’Italia uno Stato confessionale significa, quindi, che ogni religione (compresa quella Cattolica) vede garantita egualmente la libertà di culto ma nessuna di esse è una “res publica”. Da questo principio deve discendere, a mio parere, la risposta ad ognuna delle vostre domande. Quindi, le chiese e gli edifici ecclesiastici e le opere d’arte in esse/i contenute sono beni pubblici grazie al loro valore architettonico, storico, artistico. Le manifestazioni di culto che si svolgono al loro interno sono, invece, un fatto privato che riguarda esclusivamente coloro che desiderano partecipare. Per questa ragione, mentre è assolutamente legittimo e persino auspicabile che vengano destinati contributi (pubblici) alla tutela del bene pubblico, compreso quello con funzione legate al culto, non è invece legittimo finanziare le manifestazioni che si svolgono all’interno di tali edifici o dedicate al culto celebrato in tali edifici (sagre e feste patronali comprese). Meno netto dovrebbe essere il giudizio rispetto alle nuove edificazioni, nel senso che il metro dovrebbe comunque essere quello del valore artistico e culturale. Finanziare l’edificazione di una nuova chiesa in quanto “chiesa” è sperpero di denaro pubblico; un edificio anche destinato al culto che abbia comprovato valore artistico sarebbe invece pur sempre un’opera d’arte.

Gli stessi principi riguardano anche il tema degli atti di culto in luoghi istituzionali: la partecipazione ad essi è sempre e comunque (e tale deve restare) un atto privato; trovo quindi illegittimo organizzarne lo svolgimento in luoghi istituzionali, a meno che non vi sia il preventivo accordo della totalità delle persone che lavorano in loco. E’ persino scandaloso, oltre che illegittimo, che il tempo dedicato agli atti di culto venga retribuito come tempo lavorativo. Aggiungo, inoltre, che sempre in presenza di preventivo accordo la libertà di organizzare e partecipare ad atti di culto debba essere riconosciuta a chiunque prescindere dal credo; sempre, ovviamente, senza alcuna retribuzione dato che non si tratta di attività lavorativa.

Anche per quanto riguarda le strutture ospedaliere, va rispettato il dettato costituzionale: qualunque forma di assistenza di carattere religioso va garantita a chiunque, non solo a chi è cattolico/a. Il che comporta anche che le sale di preghiera dovrebbero essere sostituite da Sale rispettose di qualunque confessione ed anche di chi non professa alcuna religione. Trovo molto bella la proposta delle Sale del Silenzio proprio perché rispettosa di quel carattere “privato” della fede cui facevo riferimento prima. Allo stesso modo trovo irrispettosa della altrui dimensione privata la pratica di funzioni e processioni in spazi di degenza pubblici: il legittimo desiderio di esercitare il proprio culto non può e non deve essere mai imposto anche ad altre/i; aggiungo, in particolar modo in strutture nelle quali il dolore ed il confronto con se stessi sono addirittura centrali.

Coerentemente con quanto sopra, anche se esula dalle domande da voi poste, trovo che sia letteralmente una barbarie l’obbligo dell’insegnamento scolastico della “religione” e l’uso delle Scuole come spazio di indottrinamento (tra l’altro esclusivamente cattolico). L’uso dell’iconografia religiosa, la prassi delle preghiere in classe, l’appalto di ore scolastiche ad insegnanti scelti/e dalla Curia, lo stesso ricatto della possibilità di esentarsi dalla frequentazione dell’ora “di religione” (esentarsi da cosa? perché un fatto che attiene il privato di ciascuna/o di noi dovrebbe essere materia dello spazio pubblico per definizione che è la Scuola Pubblica?) credo siano uno dei simboli più forti dell’arretratezza del nostro Paese in tema di Laicità e del diffuso sentimento che l’Italia sia impermeabile alla modernità ed alla serena coabitazione tra Differenze. La Regione, nel rispetto e nei limiti della propria Autonomia (che però è molto forte), dovrebbe fare tutto quanto in suo potere per rendere realmente Pubblica la Scuola, a partire dal farne un luogo di insegnamento e di pratica della Laicità.

Anche la vergognosa vicenda del numero crescente di obiettori di coscienza in relazione all’interruzione di gravidanza è offensiva innanzitutto delle nostre Leggi, a prescindere dai valori o dalla morale di chiunque. La libera scelta delle donne rispetto al portare avanti o meno la gravidanza è garantita dalla Legge: anche l’obiezione, è vero, ma a patto che non pregiudichi l’esercizio del diritto di scelta da parte della donna. Il numero di obiettori presenti nelle strutture sanitarie non è questione arbitraria ma deve essere controllato non solo dai/dalle responsabili delle strutture ma anche dalle Istituzioni. Trovo quindi molto efficace il modello di intervento inaugurato dalla Regione Lazio e ritengo che esso possa e debba essere applicato anche in Sicilia. Personalmente sono favorevole anche alla promozione dell’aborto farmacologico ma essendo al momento solo un candidato e non un legislatore mi provoca grande imbarazzo rispondere da Uomo ad una domanda che “invade” i corpi delle Donne. Per questa ragione, nel caso venissi eletto mi impegnerei ad elaborare proposte sempre e solo insieme alle compagne delle associazioni e dei collettivi che si occupano delle questioni di Genere a partire dai temi della Salute e dei Diritti.

Rispetto alle ultime due domande (compresa quella sui diritti delle persone LGBT, tema che come sapete mi sta particolarmente a cuore perché ad esso ho dedicato 25 anni di militanza), una premessa prima di rispondere. Per quanto sia anche io convinto che le discriminazioni contro le donne e contro le persone Lgbt trovino terreno fertile in molte forme di fondamentalismo religioso e talvolta anche in chi si fa scudo del proprio credo in maniera non laica (persino, quindi, fuori da derive fondamentaliste), trovo che possa esserci un rischio nell’associare tout court tali questioni al tema della laicità. Credo infatti che la matrice delle discriminazioni sia innanzitutto la cultura maschilista (non a caso propria di più di una religione) e che solo a partire dal riconoscimento di questa origine possa ciò diventare anche una questione di laicità. Nel senso che molte confessioni religiose sono focolaio di discriminazioni innanzitutto in quanto fondate sul maschilismo e sul patriarcato: l’uno e l’altro, a mio parere, sono quindi i veri avversari di chi invece pratica una cultura del rispetto delle differenze. E questo è particolarmente vero se si guarda ai dati da voi stessi proposti riguardo al turismo ed alla presenza dell’Italia e della Sicilia nelle graduatorie internazionali che “misurano” il tasso di omo/transfobia nei vari paesi: la mia personale esperienza mi fa infatti ritenere che, al netto di una palese omo/transfobia delle nostre Istituzioni e del loro disinteresse verso i diritti delle persone Lgbt (ed anche verso il tema delle Pari Opportunità), l’Italia e la Sicilia in particolare non siano luoghi particolarmente “omofobi”. E’ invece innegabile che la nostra cultura (e, qui si, particolarmente in Sicilia) sia ancora impregnata di un fortissimo maschilismo non di rado esibito con orgoglio. E credo che proprio da questo derivi la percezione dell’Italia e della Sicilia come luoghi non ospitali e non ricettivi di una cultura del rispetto delle differenze; anche laddove le pratiche territoriali mostrino spesso il contrario.

Ciò premesso, sono ovviamente convinto che sia dovere delle Istituzioni promuovere le condizioni per la parità a partire dall’accesso al mercato del lavoro e, all’interno di esso, dalla parità di salario e di opportunità. Sono anche fermamente convinto che vada ribaltato il ragionamento rispetto alla maternità: nel senso che dobbiamo tutti/e insieme ripensare non solo il Lavoro ma anche la Genitorialità e la vita domestica. Alle donne ed agli uomini va garantito il diritto di alternare il lavoro alla cura della famiglia e dei/delle figli/e ed in tal senso vanno ripensati anche gli spazi del Lavoro: non solo, però, per le mamme ma anche per i papà. Senza questa cultura della Parità reale, diventa difficile anche solo combattere le pratiche di sfruttamento del lavoro e dei corpi delle donne.

Rispetto al tema dei diritti delle persone Lgbt, la risposta è già nella vostra domanda: la Legge Regionale 6/2015, che è frutto del lavoro anche delle associazioni Lgbt a partire dal testo in vigore in Liguria ed emendato (sulla base di un lavoro avviato già nella precedente legislatura insieme agli onorevoli Apprendi ed Aricò) in collaborazione con i/le consiglieri/e regionali del M5S, è già in sé un ottimo testo. Esso prevede infatti il contrasto alle discriminazioni non solo attraverso la formazione e azioni di informazione, ma anche attraverso la possibilità di controllare eventuali casi di discriminazione in tutte le strutture regionali o che prestano servizi per conto della Regione. La Legge però è stata solo approvata ed è ancora in attesa di attuazione: il primo passo necessario, quindi, è quello di modificare tutti i regolamenti attinenti il testo della Legge in conformità con la stessa. Sono poi necessari, ovviamente, interventi ulteriori nei settori della Formazione, del Turismo, della Cultura; le differenze di Genere e di Orientamento Sessuale non sono un tema, come mi piace sempre dire, ma uno “sguardo” attraverso il quale guardare a tutti i temi: questo per dire che non bastano interventi specifici ma è necessario che la cultura del rispetto delle differenze informi ogni atto legislativo e sia una delle chiavi di lettura che ogni Commissione, ogni Assessorato, ogni consigliere/a regionale dovrebbe avere come riferimento in ogni singola iniziativa e nella scrittura di ogni singola Legge.

Sicilia 2017, diritti e laicità: Leonardo Alagna (Cento Passi)

Le risposte di Leonardo Alagna, candidato all’ARS nella lista Cento Passi, alle 6 domande su diritti e laicità poste dal Coordinamento Regionale UAAR Sicilia.
Gli aspiranti alla Presidenza (destinatari originali delle domande) e gli altri candidati che, dimostrando coraggio e rispetto per l’elettorato, hanno deciso di esporsi spiegando le loro posizioni sono elencati qui.


1. Finanziamenti per beni culturali

Chiese e altri edifici ecclesiastici storici, ivi comprese le opere d’arte che vi sono custodite, rappresentano una fetta consistente del patrimonio culturale italiano. Non potrebbe essere diversamente, dato il ruolo dominante che la Chiesa cattolica ha avuto in passato, ed è certamente interesse di tutti che tali beni vengano preservati insieme a quelli non religiosi. Purtroppo però, spesso la pubblica amministrazione elargisce contributi anche per progetti religiosi che in realtà non riguardano la tutela del patrimonio storico e artistico ma esigenze esclusivamente di culto; ad esempio vengono destinati a chiese di nuova costruzione, oppure a iniziative come sagre parrocchiali e feste patronali. Significativa, da questo punto di vista, è l’inchiesta che il circolo Uaar di Palermo ha condotto sui fondi erogati in totale discrezionalità dal presidente dell’ARS.
Secondo lei sarebbe necessario rimodulare la distribuzione di queste risorse?

Alagna:
Non solo occorre rimodulare la distribuzione delle risorse ma bisogna pensare e programmare un piano che contempli, allo stesso tempo, le esigenze di tutela e conservazione del nostro patrimonio storico-artistico, anche quello di matrice religiosa, e le potenzialità di valorizzazione insite nella pluralità di beni materiali e immateriali che si riferiscono al nostro territorio. Questo vuol dire, naturalmente, avere una visione, inserire anche il singolo contesto culturale (chiesa, museo, centro urbano, ecc.) in un ragionamento più ampio sul valore che l’elemento singolo ha per la comunità, da un punto di vista culturale, in primis, ma anche storico, sociale ed economico.
La questione non è rimodulare la distribuzione delle risorse sulla base del tipo di risorsa culturale, semmai farlo sulla base di progetti di qualità, che tutelino il patrimonio e ne consentano anche la prosecuzione della loro esistenza e una fruizione che non li impoverisca o ne riduca l’autenticità, ma invece possa essere veicolo per la conoscenza, lo sviluppo di attività culturali, artistiche e turistiche.

2. Assistenza religiosa negli ospedali

La regione Sicilia, come del resto anche tutte le altre, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Conferenza Episcopale Siciliana per garantire la presenza di assistenti religiosi cattolici nelle strutture ospedaliere. È previsto un assistente religioso ogni 300 posti letto, retribuito secondo il contratto vigente per il settore sanità e con a disposizione una cappella. Teoricamente il servizio dovrebbe essere erogato nel rispetto della libertà di tutti, ma accade sovente che nei corridoi dei reparti vengano effettuate processioni e atti di culto.
Lei ritiene che in tali casi la libertà di culto di tutti i degenti sia effettivamente rispettata? Inoltre, cosa pensa della possibilità di istituire servizi di assistenza morale non confessionali? Ritiene che l’istituzione di una “Sala del silenzio” in ogni ospedale sia un’idea valida per venire incontro alle esigenze di chiunque professi un culto diverso dal cattolico, o nessun culto?

Alagna:
Conosciamo tutti, per esperienza diretta o indiretta, qual è la condizione delle strutture di degenza della sanità pubblica. Nelle corsie degli ospedali si consumano storie di sofferenza, di speranza, di resistenza alle malattie. Ci dovrebbero essere, allora, degli spazi “neutri” in cui ciascuno può trovare un sollievo, un supporto, un luogo in cui vivere momenti di relazione con familiari e affetti. Ritengo che debbano essere garantiti a tutti, sia a soggetti legati a una specifica confessione religiosa, sia ad atei ed agnostici, degli spazi di preghiera, di meditazione, ma anche di relazione e benessere, in cui pregare il proprio Dio, o parlare con un amico o ancora, vivere il silenzio e la meditazione come momento di pacificazione con se stessi. Allo stesso modo ritengo che aree del genere dovrebbero essere supportate da sostegni psicologici, da professionisti che possano aiutare i degenti nei loro percorsi di malattia o guarigione e che intervengano a fianco o in sostituzione del sollievo che ciascuno può provare nella fede in un dio o in altro di terreno.

3. Interruzioni di gravidanza

Secondo gli ultimi dati disponibili il numero dei ginecologi obiettori di coscienza in Sicilia è tra i più alti d’Italia: l’87,6%, con punte che superano il 90%, il che rende problematico assicurare il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre diversi consultori sono stati chiusi per mancanza di personale, mentre in alcune aree della regione si registrano cifre elevatissime per quanto riguarda le madri minorenni.
Cosa pensa dell’idea del governatore del Lazio di istituire concorsi per il reclutamento di personale non obiettore? E dell’ipotesi di promuovere l’aborto farmacologico in luogo di quello chirurgico?

Alagna:
Sono percentuali enormi, di preoccupante gravità, perché ledono un diritto: quello all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla legge 194 e frutto di battaglie e rivendicazioni lunghe e remote. Cosa è questo se non uno, due, tre passi indietro verso una società di diritti e garanzie basilari, specie quelle legate alla salute della persona?
La chiusura dei consultori rappresenta la cessazione dell’unica opportunità per ampie fasce della popolazione di accedere all’assistenza sanitaria, a sostegni educativi e di accompagnamento, tanto alle nascite quanto alla decisione, intima, personale, diversa l’una dalle altre, di ogni donna, di interrompere la propria gravidanza.
Il consultorio deve essere un luogo centrale nell’educazione alla sessualità, nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, nella prevenzione della salute delle donne, nel supporto psicologico, nella gravidanza e nella sua cessazione. Aborto è una parola che non dobbiamo aver paura di nominare come ai tempi della caccia alle streghe fino agli anni 70. E’ un diritto, da rivendicare, da sostenere, come è un obbligo morale e una responsabilità sostenere le donne e favorire ogni processo che allevi dolore, stress psicofisico legato a scelte del genere.
Gli obiettori non possono interrompere l’interruzione di gravidanza. I medici devono essere laici ed essere presenti nelle strutture pubbliche per ascoltare i pazienti, per curarli, per assolvere a doveri, derivanti dall’esistenza di diritti. Dunque, che siano eseguite delle procedure per assumere personale non obiettore in tutti i casi in cui la presenza degli obiettori, secondo le percentuali prima citate, costituisca un blocco all’esercizio di diritti.

4. Atti di culto in enti istituzionali

Secondo il principio di laicità le istituzioni dovrebbero mantenere una posizione autonoma rispetto agli enti di culto, senza quindi favorire né discriminare alcuna religione. Tuttavia accade talvolta che gli impiegati della pubblica amministrazione vengano invitati, a volte per mezzo di locandine affisse negli uffici, altre volte tramite apposita circolare, a prendere parte a messe, precetti, benedizioni e quant’altro. Tutti atti che fanno riferimento alla sola religione cattolica. Spesso poi queste iniziative si svolgono in orario lavorativo, quindi le relative ore vengono retribuite come se fossero effettivamente lavorate.
Qual è la sua opinione su queste iniziative di alcuni dirigenti? Trova corretto impiegare denaro pubblico per retribuire impiegati quando non stanno svolgendo servizio?

Alagna:
Come nel caso degli spazi di culto, nelle degenze ospedaliere, anche qui la questione è: lo facciamo? Se si, allora lo dobbiamo garantire a tutti, e non dobbiamo obbligare chi non professa alcuna religione a sottostare a un culto e ad orari imposti dall’esercizio dello stesso. Così come non si può limitare il diritto degli utenti a fruire di servizi da parte degli enti pubblici a causa di manifestazioni di culto o comunque di carattere “privato”, che inficiano la laicità di questi luoghi ma anche e soprattutto la loro operatività e la funzione stessa per cui esistono. Dunque, le funzioni, le celebrazioni di ogni tipo non dovrebbero essere esercitate in orario lavorativo e soprattutto dovrebbero prevedere pari possibilità di partecipazione o non partecipazione per tutti, mettendo sempre al primo posto la laicità dell’ufficio e del ruolo che l’impiegato pubblico svolge all’interno del suo luogo di lavoro.

5. Pari opportunità

Le cronache raccontano spesso di episodi di sfruttamento dei lavoratori, ma ancora di più raccontano lo sfruttamento delle lavoratrici; pensiamo alle donne, italiane e non, costrette a sottostare ai caporali per paghe da fame, comunque necessarie a sfamare i figli. Ma pensiamo anche anche a quelle donne che un lavoro non lo cercano nemmeno, prigioniere di una subcultura che vede il genere femminile come naturalmente destinato ai lavori domestici. Se a livello nazionale lavora solo una donna su due, in Sicilia lo fa poco più di una donna su quattro.
Pensa che la Regione possa o debba farsi carico del problema, mettendo in atto iniziative che tutelino il lavoro femminile con un occhio di riguardo specificamente per le lavoratrici madri o aspiranti tali?

Alagna:
Non solo deve farlo, ma deve anche incentivare il lavoro e l’iniziativa imprenditoriale femminile su tutti i livelli. L’errore che si compie è quello di pensare alla donna sempre e solo come una figura con un ruolo altro: madre, moglie, figlia. Quello che deve cambiare è la mentalità e la politica del lavoro in relazione al genere e in relazione a questo immaginario. La politica deve fornire garanzie per l’accesso al lavoro e supporto a tutti: alle donne, ai giovani, a chi ha perso un lavoro, alle famiglie. Per ciascuno deve essere garantito un sostegno che aiuti a conciliare il lavoro o la ricerca stessa di un lavoro con le altre sfere individuali e di relazione in cui ci si trova a vivere quotidianamente. Per le donne è più difficile, certo, proprio per l’immaginario di ruoli a cui mi riferivo. Ma le donne hanno delle capacità organizzative e intellettive straordinarie, in ogni settore in cui operano. La maternità è un diritto come lo è quello ad avere un lavoro e un reddito. Alle politiche pubbliche si chiede di intervenire contro fenomeni discriminatori nella selezione lavorativa e di fornire assistenza alle donne e alle famiglie con figli o che intendono averne e che per questo non possono mettere a rischio il loro diritto a lavorare.

6. Contrasto all’omo-transfobia e alle discriminazioni

Tempo fa una rivista americana pose la Sicilia in coda a una graduatoria di mete gay-friendly, come a dire che la nostra isola è una meta turistica ambita ma non per omosessuali. L’Italia a sua volta, secondo uno studio dell’UE, risulta essere una delle nazioni europee più omofobe. Mentre però a livello nazionale una proposta di legge per il contrasto all’omofobia e alla transfobia è bloccata in parlamento, la Sicilia ha emanato sullo stesso tema la L.R. 6/2015, che tra le altre cose aveva istituito il registro regionale delle unioni civili prima che il DDL Cirinnà venisse approvato.
Secondo lei la Regione Sicilia ha fatto tutto ciò che era in suo potere, o vi sono altre iniziative praticabili? Pensa che sia necessario partire dalle scuole per combattere efficacemente le discriminazioni sessuali e di genere?

Alagna:
Non sono d’accordo sui dati relativi alla nostra Regione. E con ciò non dico che nulla più si debba fare in termini di educazione, apertura, conoscenza e lotta alle discriminazioni. Tantissimo c’è da parlare, conoscere, ascoltare o raccontare e storie, vederle, viverle. E’ sempre il modo migliore per arginare e eliminare i pregiudizi, le opinioni affrettate, le chiusure preventive senza ragione e alimentate solo dalla paura della diversità. Quello che va raccontato è che la diversità è bellezza, è ricchezza, è interazione, è condivisione, è comunità, è accoglienza. E da questo punto di vista la nostra terra che sconta decenni di arretratezza e di stereotipi culturali, è avanti più del nord del Paese e di tanti altri nord metaforici. Penso al Pride Palermo che è uno dei più animati e importanti d’Italia, ma soprattutto a tutte le organizzazioni che qui portano avanti da anni le battaglie per i diritti della comunità LGBT, fornendo spunti e modalità operative anche al di fuori del nostro territorio. Una strada da continuare a percorrere anche con il supporto delle istituzioni e di politiche adeguate.

Sicilia 2017, diritti e laicità: chi risponde e chi no

Il 10 ottobre scorso il Coordinamento Sicilia dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) ha posto pubblicamente 6 domande su diritti e laicità ai candidati in corsa per la Presidenza della Regione.
Di questi finora ha risposto solo uno, che ringraziamo per questo atto di rispetto verso l’elettorato, nonostante l’evasività della replica affidata al segretario del suo Movimento, trinceratosi dietro una presunta estraneità alle competenze regionali delle questioni poste, in realtà al contrario molto pertinenti. Un altro candidato ci aveva dato appuntamento per il 19 ottobre ma lo ha poi disdetto rinviando a data ancora da specificare, mentre attivisti vicini a Claudio Fava ci hanno comunicato che l’indirizzo email a cui avevamo sottoposto il documento non è più in funzione e che si è ora provveduto ad un corretto recapito. Nessuna notizia ad oggi degli altri due contendenti, anche se un’aspirante deputata regionale del M5S si è sbilanciata ad argomentare che, visti i rapporti di forze, a Cancelleri non converrebbe esporsi su temi controversi, rischiando il suo principale vantaggio competitivo che è la “trasversalità (non) ideologica”.

E sono proprio alcuni candidati all’ARS, nonostante le domande non fossero loro direttamente indirizzate, a prendere il toro per le corna e, con ammirevole coraggio, farsi avanti. Abbiamo quindi deciso di pubblicare anche i loro contributi, finora articolati ed interessanti. Ne terremo aggiornato l’elenco in questa pagina.

Candidati Presidenza
Candidati ARS

Sicilia 2017, Micari incontra l’UAAR

Aggiornamento 19 ottobre ore 15:50

L’entourage del candidato ci ha riferito che questi “tiene molto ad incontrare” la delegazione UAAR ma che l’appuntamento di stasera è rinviato, a tuttora senza una data certa. Ci scusiamo con quanti si fossero organizzati per seguire l’evento; comunicheremo tempestivamente eventuali sviluppi.


Giovedì 19 ottobre alle 19:30, in via Libertà 12, il candidato alla Presidenza della Regione Sicilia Fabrizio Micari riceverà una delegazione dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che gli porrà le 6 domande su diritti e laicità per chi si candida a governare la Sicilia, alle quali già nei giorni scorsi ha risposto il Movimento Siciliani Liberi. La conversazione sarà videoregistrata e pubblicata sul sito del Circolo UAAR di Palermo, insieme alle risposte degli altri candidati che man mano ci perverranno. Confidiamo che gli organi di stampa contribuiscano alla loro massima diffusione, affinché gli elettori interessati a queste tematiche possano compiere il 5 novembre prossimo una scelta più consapevole.