I Presidi: alla Ragusa Moleti un atto dovuto di legalità, politici ignoranti della legge

Riportiamo il comunicato dell’ANP, l’Associazione Nazionale dei Presidi.

associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola
ADERENTE ALL’ESHA EUROPEAN SCHOOL HEADS ASSOCIATION
Sez. PALERMO
anp.palermo@gmail.com
COMUNICATO STAMPA

La misura è colma! In questi giorni l’ANP di Palermo, nel tentativo di contribuire alla necessaria ricomposizione delle lacerazioni ambientali oggettivamente evidenziatesi all’interno della comunità scolastica della Direzione Didattica “Ragusa Moleti”, ha sostenuto in maniera discreta e riservata il Dirigente Scolastico Nicola La Rocca, sottoposto ad una sorta di gogna mediatica solo e soltanto per avere, nella sostanza, affermato e ricordato a tanti che la scuola è fondamentalmente luogo di erogazione di un servizio pubblico finalizzato alla crescita sociale e civile dei futuri cittadini. Nulla di più e nulla di meno. E’ del tutto evidente che tale servizio deve essere assicurato nella osservanza puntuale delle norme. Non si parla (talvolta anche in maniera strumentale) della scuola come incubatrice di una cultura della legalità? Ebbene in questi giorni un dirigente dello Stato è stato, nei fatti, posto sul banco degli imputati per avere applicato quanto affermato (sebbene, col solito procedere ondivago e bizantino che ne rendono difficile la lettura) da un parere dell’Avvocatura dello Stato avente ad oggetto proprio la “celebrazione di atti di culto” all’interno dei locali scolastici. E’ appena il caso di ricordare che tale parere è stato espresso da tale ufficio (che tecnicamente deve essere visto anche come necessario supporto all’attività dei dirigenti statali) sulla base di precisi riferimenti alla Costituzione (principio di laicità dello Stato), di sentenze della Corte Costituzionale, di leggi varate dal Parlamento, di circolari del Ministero della Pubblica Istruzione. Ebbene: a quale conclusione perviene l’Avvocatura dello Stato? Sono “…sicuramente da escludersi la celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l’orario scolastico o durante l’ora di religione cattolica, atteso il carattere culturale di tale insegnamento”!
Di fronte all’applicazione (dovuta) da parte di un dirigente scolastico di tale norma comportamentale, paradossalmente, invece d’indagare sulla sua puntuale osservanza in tutte le scuole si è sollevato un polverone mediatico, assecondando reazioni più o meno composte di genitori, ai quali – ovviamente – non si può chiedere la conoscenza dei bizantinismi della nostra legislazione. Sotto questo versante, infatti, è opportuno che il coordinatore di una comunità variamente composita quale è (sempre) una scuola, sappia accompagnare gli atti regolamentari ad una efficace e corretta comunicazione.
Detto questo sorprende, invece, assistere a comportamenti posti in essere da soggetti politici che pur di raccogliere facili consensi mostrano, ancora una volta, una gravissima e incomprensibile ignoranza della legge. Si tratta di soggetti che, avendo assunto per anni la responsabilità dell’ assessorato che si doveva occupare delle scuole siciliane, dovrebbero chiedersi, ancor prima di presentarsi provocatoriamente all’ingresso di una scuola con simboli religiosi (che meritano ben altro rispetto che quello di essere strumentalizzati!), come fare funzionare e finanziare adeguatamente la scuola in Sicilia. Negli ultimi anni in Sicilia le spese di funzionamento hanno subito un taglio che si avvicina al 50%, gli enti locali che dovrebbero occuparsi della manutenzione e della sicurezza degli edifici scolastici sono stati lasciati a secco, in alcune realtà locali i dirigenti scolastici hanno dovuto intestarsi personalmente i contratti delle utenze relative all’energia elettrica.
Suvvia, un pò di decoro e serietà! Abbiamo e nutriamo (noi si!) tale profondo rispetto per il sentimento religioso da rimanere sconcertati di fronte ad atteggiamenti e comportamenti che poco hanno a che vedere con l’affermazione della legittima e sacrosanta libertà di culto e molto hanno a che vedere e spartire con la pratica illusoria dello sciacallaggio politico. Una pratica che conduce anche alla menzogna: non risponde al vero che il Dirigente Scolastico della D.D. Moleti abbia ritirato la circolare oggetto del presunto scandalo, non corrisponde al vero che il Dirigente Scolastico della D.D. Moleti abbia disposto la rimozione dei crocifissi.
Nonostante e a dispetto di tali esponenti politici, la scuola siciliana rimane – pur tra tante e innumerevoli difficoltà e grazie alla quotidiana appassionante attività di tanti docenti, dirigenti e ausiliari – ad essere viva e vegeta, a rappresentare un’autentica palestra di convivenza civile e culturale, a costituire un presidio di legalità.