Sicilia 2017, diritti e laicità: Leonardo Alagna (Cento Passi)

Le risposte di Leonardo Alagna, candidato all’ARS nella lista Cento Passi, alle 6 domande su diritti e laicità poste dal Coordinamento Regionale UAAR Sicilia.
Gli aspiranti alla Presidenza (destinatari originali delle domande) e gli altri candidati che, dimostrando coraggio e rispetto per l’elettorato, hanno deciso di esporsi spiegando le loro posizioni sono elencati qui.


1. Finanziamenti per beni culturali

Chiese e altri edifici ecclesiastici storici, ivi comprese le opere d’arte che vi sono custodite, rappresentano una fetta consistente del patrimonio culturale italiano. Non potrebbe essere diversamente, dato il ruolo dominante che la Chiesa cattolica ha avuto in passato, ed è certamente interesse di tutti che tali beni vengano preservati insieme a quelli non religiosi. Purtroppo però, spesso la pubblica amministrazione elargisce contributi anche per progetti religiosi che in realtà non riguardano la tutela del patrimonio storico e artistico ma esigenze esclusivamente di culto; ad esempio vengono destinati a chiese di nuova costruzione, oppure a iniziative come sagre parrocchiali e feste patronali. Significativa, da questo punto di vista, è l’inchiesta che il circolo Uaar di Palermo ha condotto sui fondi erogati in totale discrezionalità dal presidente dell’ARS.
Secondo lei sarebbe necessario rimodulare la distribuzione di queste risorse?

Alagna:
Non solo occorre rimodulare la distribuzione delle risorse ma bisogna pensare e programmare un piano che contempli, allo stesso tempo, le esigenze di tutela e conservazione del nostro patrimonio storico-artistico, anche quello di matrice religiosa, e le potenzialità di valorizzazione insite nella pluralità di beni materiali e immateriali che si riferiscono al nostro territorio. Questo vuol dire, naturalmente, avere una visione, inserire anche il singolo contesto culturale (chiesa, museo, centro urbano, ecc.) in un ragionamento più ampio sul valore che l’elemento singolo ha per la comunità, da un punto di vista culturale, in primis, ma anche storico, sociale ed economico.
La questione non è rimodulare la distribuzione delle risorse sulla base del tipo di risorsa culturale, semmai farlo sulla base di progetti di qualità, che tutelino il patrimonio e ne consentano anche la prosecuzione della loro esistenza e una fruizione che non li impoverisca o ne riduca l’autenticità, ma invece possa essere veicolo per la conoscenza, lo sviluppo di attività culturali, artistiche e turistiche.

2. Assistenza religiosa negli ospedali

La regione Sicilia, come del resto anche tutte le altre, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Conferenza Episcopale Siciliana per garantire la presenza di assistenti religiosi cattolici nelle strutture ospedaliere. È previsto un assistente religioso ogni 300 posti letto, retribuito secondo il contratto vigente per il settore sanità e con a disposizione una cappella. Teoricamente il servizio dovrebbe essere erogato nel rispetto della libertà di tutti, ma accade sovente che nei corridoi dei reparti vengano effettuate processioni e atti di culto.
Lei ritiene che in tali casi la libertà di culto di tutti i degenti sia effettivamente rispettata? Inoltre, cosa pensa della possibilità di istituire servizi di assistenza morale non confessionali? Ritiene che l’istituzione di una “Sala del silenzio” in ogni ospedale sia un’idea valida per venire incontro alle esigenze di chiunque professi un culto diverso dal cattolico, o nessun culto?

Alagna:
Conosciamo tutti, per esperienza diretta o indiretta, qual è la condizione delle strutture di degenza della sanità pubblica. Nelle corsie degli ospedali si consumano storie di sofferenza, di speranza, di resistenza alle malattie. Ci dovrebbero essere, allora, degli spazi “neutri” in cui ciascuno può trovare un sollievo, un supporto, un luogo in cui vivere momenti di relazione con familiari e affetti. Ritengo che debbano essere garantiti a tutti, sia a soggetti legati a una specifica confessione religiosa, sia ad atei ed agnostici, degli spazi di preghiera, di meditazione, ma anche di relazione e benessere, in cui pregare il proprio Dio, o parlare con un amico o ancora, vivere il silenzio e la meditazione come momento di pacificazione con se stessi. Allo stesso modo ritengo che aree del genere dovrebbero essere supportate da sostegni psicologici, da professionisti che possano aiutare i degenti nei loro percorsi di malattia o guarigione e che intervengano a fianco o in sostituzione del sollievo che ciascuno può provare nella fede in un dio o in altro di terreno.

3. Interruzioni di gravidanza

Secondo gli ultimi dati disponibili il numero dei ginecologi obiettori di coscienza in Sicilia è tra i più alti d’Italia: l’87,6%, con punte che superano il 90%, il che rende problematico assicurare il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre diversi consultori sono stati chiusi per mancanza di personale, mentre in alcune aree della regione si registrano cifre elevatissime per quanto riguarda le madri minorenni.
Cosa pensa dell’idea del governatore del Lazio di istituire concorsi per il reclutamento di personale non obiettore? E dell’ipotesi di promuovere l’aborto farmacologico in luogo di quello chirurgico?

Alagna:
Sono percentuali enormi, di preoccupante gravità, perché ledono un diritto: quello all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla legge 194 e frutto di battaglie e rivendicazioni lunghe e remote. Cosa è questo se non uno, due, tre passi indietro verso una società di diritti e garanzie basilari, specie quelle legate alla salute della persona?
La chiusura dei consultori rappresenta la cessazione dell’unica opportunità per ampie fasce della popolazione di accedere all’assistenza sanitaria, a sostegni educativi e di accompagnamento, tanto alle nascite quanto alla decisione, intima, personale, diversa l’una dalle altre, di ogni donna, di interrompere la propria gravidanza.
Il consultorio deve essere un luogo centrale nell’educazione alla sessualità, nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, nella prevenzione della salute delle donne, nel supporto psicologico, nella gravidanza e nella sua cessazione. Aborto è una parola che non dobbiamo aver paura di nominare come ai tempi della caccia alle streghe fino agli anni 70. E’ un diritto, da rivendicare, da sostenere, come è un obbligo morale e una responsabilità sostenere le donne e favorire ogni processo che allevi dolore, stress psicofisico legato a scelte del genere.
Gli obiettori non possono interrompere l’interruzione di gravidanza. I medici devono essere laici ed essere presenti nelle strutture pubbliche per ascoltare i pazienti, per curarli, per assolvere a doveri, derivanti dall’esistenza di diritti. Dunque, che siano eseguite delle procedure per assumere personale non obiettore in tutti i casi in cui la presenza degli obiettori, secondo le percentuali prima citate, costituisca un blocco all’esercizio di diritti.

4. Atti di culto in enti istituzionali

Secondo il principio di laicità le istituzioni dovrebbero mantenere una posizione autonoma rispetto agli enti di culto, senza quindi favorire né discriminare alcuna religione. Tuttavia accade talvolta che gli impiegati della pubblica amministrazione vengano invitati, a volte per mezzo di locandine affisse negli uffici, altre volte tramite apposita circolare, a prendere parte a messe, precetti, benedizioni e quant’altro. Tutti atti che fanno riferimento alla sola religione cattolica. Spesso poi queste iniziative si svolgono in orario lavorativo, quindi le relative ore vengono retribuite come se fossero effettivamente lavorate.
Qual è la sua opinione su queste iniziative di alcuni dirigenti? Trova corretto impiegare denaro pubblico per retribuire impiegati quando non stanno svolgendo servizio?

Alagna:
Come nel caso degli spazi di culto, nelle degenze ospedaliere, anche qui la questione è: lo facciamo? Se si, allora lo dobbiamo garantire a tutti, e non dobbiamo obbligare chi non professa alcuna religione a sottostare a un culto e ad orari imposti dall’esercizio dello stesso. Così come non si può limitare il diritto degli utenti a fruire di servizi da parte degli enti pubblici a causa di manifestazioni di culto o comunque di carattere “privato”, che inficiano la laicità di questi luoghi ma anche e soprattutto la loro operatività e la funzione stessa per cui esistono. Dunque, le funzioni, le celebrazioni di ogni tipo non dovrebbero essere esercitate in orario lavorativo e soprattutto dovrebbero prevedere pari possibilità di partecipazione o non partecipazione per tutti, mettendo sempre al primo posto la laicità dell’ufficio e del ruolo che l’impiegato pubblico svolge all’interno del suo luogo di lavoro.

5. Pari opportunità

Le cronache raccontano spesso di episodi di sfruttamento dei lavoratori, ma ancora di più raccontano lo sfruttamento delle lavoratrici; pensiamo alle donne, italiane e non, costrette a sottostare ai caporali per paghe da fame, comunque necessarie a sfamare i figli. Ma pensiamo anche anche a quelle donne che un lavoro non lo cercano nemmeno, prigioniere di una subcultura che vede il genere femminile come naturalmente destinato ai lavori domestici. Se a livello nazionale lavora solo una donna su due, in Sicilia lo fa poco più di una donna su quattro.
Pensa che la Regione possa o debba farsi carico del problema, mettendo in atto iniziative che tutelino il lavoro femminile con un occhio di riguardo specificamente per le lavoratrici madri o aspiranti tali?

Alagna:
Non solo deve farlo, ma deve anche incentivare il lavoro e l’iniziativa imprenditoriale femminile su tutti i livelli. L’errore che si compie è quello di pensare alla donna sempre e solo come una figura con un ruolo altro: madre, moglie, figlia. Quello che deve cambiare è la mentalità e la politica del lavoro in relazione al genere e in relazione a questo immaginario. La politica deve fornire garanzie per l’accesso al lavoro e supporto a tutti: alle donne, ai giovani, a chi ha perso un lavoro, alle famiglie. Per ciascuno deve essere garantito un sostegno che aiuti a conciliare il lavoro o la ricerca stessa di un lavoro con le altre sfere individuali e di relazione in cui ci si trova a vivere quotidianamente. Per le donne è più difficile, certo, proprio per l’immaginario di ruoli a cui mi riferivo. Ma le donne hanno delle capacità organizzative e intellettive straordinarie, in ogni settore in cui operano. La maternità è un diritto come lo è quello ad avere un lavoro e un reddito. Alle politiche pubbliche si chiede di intervenire contro fenomeni discriminatori nella selezione lavorativa e di fornire assistenza alle donne e alle famiglie con figli o che intendono averne e che per questo non possono mettere a rischio il loro diritto a lavorare.

6. Contrasto all’omo-transfobia e alle discriminazioni

Tempo fa una rivista americana pose la Sicilia in coda a una graduatoria di mete gay-friendly, come a dire che la nostra isola è una meta turistica ambita ma non per omosessuali. L’Italia a sua volta, secondo uno studio dell’UE, risulta essere una delle nazioni europee più omofobe. Mentre però a livello nazionale una proposta di legge per il contrasto all’omofobia e alla transfobia è bloccata in parlamento, la Sicilia ha emanato sullo stesso tema la L.R. 6/2015, che tra le altre cose aveva istituito il registro regionale delle unioni civili prima che il DDL Cirinnà venisse approvato.
Secondo lei la Regione Sicilia ha fatto tutto ciò che era in suo potere, o vi sono altre iniziative praticabili? Pensa che sia necessario partire dalle scuole per combattere efficacemente le discriminazioni sessuali e di genere?

Alagna:
Non sono d’accordo sui dati relativi alla nostra Regione. E con ciò non dico che nulla più si debba fare in termini di educazione, apertura, conoscenza e lotta alle discriminazioni. Tantissimo c’è da parlare, conoscere, ascoltare o raccontare e storie, vederle, viverle. E’ sempre il modo migliore per arginare e eliminare i pregiudizi, le opinioni affrettate, le chiusure preventive senza ragione e alimentate solo dalla paura della diversità. Quello che va raccontato è che la diversità è bellezza, è ricchezza, è interazione, è condivisione, è comunità, è accoglienza. E da questo punto di vista la nostra terra che sconta decenni di arretratezza e di stereotipi culturali, è avanti più del nord del Paese e di tanti altri nord metaforici. Penso al Pride Palermo che è uno dei più animati e importanti d’Italia, ma soprattutto a tutte le organizzazioni che qui portano avanti da anni le battaglie per i diritti della comunità LGBT, fornendo spunti e modalità operative anche al di fuori del nostro territorio. Una strada da continuare a percorrere anche con il supporto delle istituzioni e di politiche adeguate.

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