Il primo novembre non ci sono santi! (ma la riunione mensile UAAR)

La riunione mensile aperta a soci e simpatizzanti del Circolo UAAR di Palermo si svolge nella nostra sede di via Matteo Bonello 39 (dietro la cattedrale) ogni primo mercoledì del mese dalle 19 alle 21, incluso ovviamente il primo di novembre che il nostro Stato “laico” si ostina a mantenere rosso in calendario per celebrare collettivamente personaggi dalla dubbia esistenza e/o moralità.

Ordine del giorno di massima per mercoledì 1 novembre 2017:

Vi aspettiamo, non ci sono santi che (ci) tengano.

Sicilia 2017, diritti e lacità: Luigi Carollo (Cento Passi)

Le risposte di Luigi Carollo, candidato all’ARS nella lista Cento Passi, alle 6 domande su diritti e laicità poste dal Coordinamento Regionale UAAR Sicilia.
Gli aspiranti alla Presidenza (destinatari originali delle domande) e gli altri candidati che, dimostrando coraggio e rispetto per l’elettorato, hanno deciso di esporsi spiegando le loro posizioni sono elencati qui.


Gli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione, noti più per il rimando ai Patti Lateranensi che per il loro effettivo contenuto, affermano due principi a mio parere fondamentali: la non confessionalità del nostro Stato e la libertà di culto garantita per qualunque religione o credo. La laicità, quindi, non è un’aspirazione o un progetto ma è il fondamento stesso della nostra Carta. Laicità non significa cancellazione o mancanza di rispetto verso la fede ed i sentimenti religiosi ma, al contrario, piena garanzia per gli stessi e per ogni forma di culto. Ad una chiara condizione: che essi siano considerati un fatto privato e non un fatto pubblico.

La scelta costituzionale di non fare dell’Italia uno Stato confessionale significa, quindi, che ogni religione (compresa quella Cattolica) vede garantita egualmente la libertà di culto ma nessuna di esse è una “res publica”. Da questo principio deve discendere, a mio parere, la risposta ad ognuna delle vostre domande. Quindi, le chiese e gli edifici ecclesiastici e le opere d’arte in esse/i contenute sono beni pubblici grazie al loro valore architettonico, storico, artistico. Le manifestazioni di culto che si svolgono al loro interno sono, invece, un fatto privato che riguarda esclusivamente coloro che desiderano partecipare. Per questa ragione, mentre è assolutamente legittimo e persino auspicabile che vengano destinati contributi (pubblici) alla tutela del bene pubblico, compreso quello con funzione legate al culto, non è invece legittimo finanziare le manifestazioni che si svolgono all’interno di tali edifici o dedicate al culto celebrato in tali edifici (sagre e feste patronali comprese). Meno netto dovrebbe essere il giudizio rispetto alle nuove edificazioni, nel senso che il metro dovrebbe comunque essere quello del valore artistico e culturale. Finanziare l’edificazione di una nuova chiesa in quanto “chiesa” è sperpero di denaro pubblico; un edificio anche destinato al culto che abbia comprovato valore artistico sarebbe invece pur sempre un’opera d’arte.

Gli stessi principi riguardano anche il tema degli atti di culto in luoghi istituzionali: la partecipazione ad essi è sempre e comunque (e tale deve restare) un atto privato; trovo quindi illegittimo organizzarne lo svolgimento in luoghi istituzionali, a meno che non vi sia il preventivo accordo della totalità delle persone che lavorano in loco. E’ persino scandaloso, oltre che illegittimo, che il tempo dedicato agli atti di culto venga retribuito come tempo lavorativo. Aggiungo, inoltre, che sempre in presenza di preventivo accordo la libertà di organizzare e partecipare ad atti di culto debba essere riconosciuta a chiunque prescindere dal credo; sempre, ovviamente, senza alcuna retribuzione dato che non si tratta di attività lavorativa.

Anche per quanto riguarda le strutture ospedaliere, va rispettato il dettato costituzionale: qualunque forma di assistenza di carattere religioso va garantita a chiunque, non solo a chi è cattolico/a. Il che comporta anche che le sale di preghiera dovrebbero essere sostituite da Sale rispettose di qualunque confessione ed anche di chi non professa alcuna religione. Trovo molto bella la proposta delle Sale del Silenzio proprio perché rispettosa di quel carattere “privato” della fede cui facevo riferimento prima. Allo stesso modo trovo irrispettosa della altrui dimensione privata la pratica di funzioni e processioni in spazi di degenza pubblici: il legittimo desiderio di esercitare il proprio culto non può e non deve essere mai imposto anche ad altre/i; aggiungo, in particolar modo in strutture nelle quali il dolore ed il confronto con se stessi sono addirittura centrali.

Coerentemente con quanto sopra, anche se esula dalle domande da voi poste, trovo che sia letteralmente una barbarie l’obbligo dell’insegnamento scolastico della “religione” e l’uso delle Scuole come spazio di indottrinamento (tra l’altro esclusivamente cattolico). L’uso dell’iconografia religiosa, la prassi delle preghiere in classe, l’appalto di ore scolastiche ad insegnanti scelti/e dalla Curia, lo stesso ricatto della possibilità di esentarsi dalla frequentazione dell’ora “di religione” (esentarsi da cosa? perché un fatto che attiene il privato di ciascuna/o di noi dovrebbe essere materia dello spazio pubblico per definizione che è la Scuola Pubblica?) credo siano uno dei simboli più forti dell’arretratezza del nostro Paese in tema di Laicità e del diffuso sentimento che l’Italia sia impermeabile alla modernità ed alla serena coabitazione tra Differenze. La Regione, nel rispetto e nei limiti della propria Autonomia (che però è molto forte), dovrebbe fare tutto quanto in suo potere per rendere realmente Pubblica la Scuola, a partire dal farne un luogo di insegnamento e di pratica della Laicità.

Anche la vergognosa vicenda del numero crescente di obiettori di coscienza in relazione all’interruzione di gravidanza è offensiva innanzitutto delle nostre Leggi, a prescindere dai valori o dalla morale di chiunque. La libera scelta delle donne rispetto al portare avanti o meno la gravidanza è garantita dalla Legge: anche l’obiezione, è vero, ma a patto che non pregiudichi l’esercizio del diritto di scelta da parte della donna. Il numero di obiettori presenti nelle strutture sanitarie non è questione arbitraria ma deve essere controllato non solo dai/dalle responsabili delle strutture ma anche dalle Istituzioni. Trovo quindi molto efficace il modello di intervento inaugurato dalla Regione Lazio e ritengo che esso possa e debba essere applicato anche in Sicilia. Personalmente sono favorevole anche alla promozione dell’aborto farmacologico ma essendo al momento solo un candidato e non un legislatore mi provoca grande imbarazzo rispondere da Uomo ad una domanda che “invade” i corpi delle Donne. Per questa ragione, nel caso venissi eletto mi impegnerei ad elaborare proposte sempre e solo insieme alle compagne delle associazioni e dei collettivi che si occupano delle questioni di Genere a partire dai temi della Salute e dei Diritti.

Rispetto alle ultime due domande (compresa quella sui diritti delle persone LGBT, tema che come sapete mi sta particolarmente a cuore perché ad esso ho dedicato 25 anni di militanza), una premessa prima di rispondere. Per quanto sia anche io convinto che le discriminazioni contro le donne e contro le persone Lgbt trovino terreno fertile in molte forme di fondamentalismo religioso e talvolta anche in chi si fa scudo del proprio credo in maniera non laica (persino, quindi, fuori da derive fondamentaliste), trovo che possa esserci un rischio nell’associare tout court tali questioni al tema della laicità. Credo infatti che la matrice delle discriminazioni sia innanzitutto la cultura maschilista (non a caso propria di più di una religione) e che solo a partire dal riconoscimento di questa origine possa ciò diventare anche una questione di laicità. Nel senso che molte confessioni religiose sono focolaio di discriminazioni innanzitutto in quanto fondate sul maschilismo e sul patriarcato: l’uno e l’altro, a mio parere, sono quindi i veri avversari di chi invece pratica una cultura del rispetto delle differenze. E questo è particolarmente vero se si guarda ai dati da voi stessi proposti riguardo al turismo ed alla presenza dell’Italia e della Sicilia nelle graduatorie internazionali che “misurano” il tasso di omo/transfobia nei vari paesi: la mia personale esperienza mi fa infatti ritenere che, al netto di una palese omo/transfobia delle nostre Istituzioni e del loro disinteresse verso i diritti delle persone Lgbt (ed anche verso il tema delle Pari Opportunità), l’Italia e la Sicilia in particolare non siano luoghi particolarmente “omofobi”. E’ invece innegabile che la nostra cultura (e, qui si, particolarmente in Sicilia) sia ancora impregnata di un fortissimo maschilismo non di rado esibito con orgoglio. E credo che proprio da questo derivi la percezione dell’Italia e della Sicilia come luoghi non ospitali e non ricettivi di una cultura del rispetto delle differenze; anche laddove le pratiche territoriali mostrino spesso il contrario.

Ciò premesso, sono ovviamente convinto che sia dovere delle Istituzioni promuovere le condizioni per la parità a partire dall’accesso al mercato del lavoro e, all’interno di esso, dalla parità di salario e di opportunità. Sono anche fermamente convinto che vada ribaltato il ragionamento rispetto alla maternità: nel senso che dobbiamo tutti/e insieme ripensare non solo il Lavoro ma anche la Genitorialità e la vita domestica. Alle donne ed agli uomini va garantito il diritto di alternare il lavoro alla cura della famiglia e dei/delle figli/e ed in tal senso vanno ripensati anche gli spazi del Lavoro: non solo, però, per le mamme ma anche per i papà. Senza questa cultura della Parità reale, diventa difficile anche solo combattere le pratiche di sfruttamento del lavoro e dei corpi delle donne.

Rispetto al tema dei diritti delle persone Lgbt, la risposta è già nella vostra domanda: la Legge Regionale 6/2015, che è frutto del lavoro anche delle associazioni Lgbt a partire dal testo in vigore in Liguria ed emendato (sulla base di un lavoro avviato già nella precedente legislatura insieme agli onorevoli Apprendi ed Aricò) in collaborazione con i/le consiglieri/e regionali del M5S, è già in sé un ottimo testo. Esso prevede infatti il contrasto alle discriminazioni non solo attraverso la formazione e azioni di informazione, ma anche attraverso la possibilità di controllare eventuali casi di discriminazione in tutte le strutture regionali o che prestano servizi per conto della Regione. La Legge però è stata solo approvata ed è ancora in attesa di attuazione: il primo passo necessario, quindi, è quello di modificare tutti i regolamenti attinenti il testo della Legge in conformità con la stessa. Sono poi necessari, ovviamente, interventi ulteriori nei settori della Formazione, del Turismo, della Cultura; le differenze di Genere e di Orientamento Sessuale non sono un tema, come mi piace sempre dire, ma uno “sguardo” attraverso il quale guardare a tutti i temi: questo per dire che non bastano interventi specifici ma è necessario che la cultura del rispetto delle differenze informi ogni atto legislativo e sia una delle chiavi di lettura che ogni Commissione, ogni Assessorato, ogni consigliere/a regionale dovrebbe avere come riferimento in ogni singola iniziativa e nella scrittura di ogni singola Legge.

Sicilia 2017, diritti e laicità: Leonardo Alagna (Cento Passi)

Le risposte di Leonardo Alagna, candidato all’ARS nella lista Cento Passi, alle 6 domande su diritti e laicità poste dal Coordinamento Regionale UAAR Sicilia.
Gli aspiranti alla Presidenza (destinatari originali delle domande) e gli altri candidati che, dimostrando coraggio e rispetto per l’elettorato, hanno deciso di esporsi spiegando le loro posizioni sono elencati qui.


1. Finanziamenti per beni culturali

Chiese e altri edifici ecclesiastici storici, ivi comprese le opere d’arte che vi sono custodite, rappresentano una fetta consistente del patrimonio culturale italiano. Non potrebbe essere diversamente, dato il ruolo dominante che la Chiesa cattolica ha avuto in passato, ed è certamente interesse di tutti che tali beni vengano preservati insieme a quelli non religiosi. Purtroppo però, spesso la pubblica amministrazione elargisce contributi anche per progetti religiosi che in realtà non riguardano la tutela del patrimonio storico e artistico ma esigenze esclusivamente di culto; ad esempio vengono destinati a chiese di nuova costruzione, oppure a iniziative come sagre parrocchiali e feste patronali. Significativa, da questo punto di vista, è l’inchiesta che il circolo Uaar di Palermo ha condotto sui fondi erogati in totale discrezionalità dal presidente dell’ARS.
Secondo lei sarebbe necessario rimodulare la distribuzione di queste risorse?

Alagna:
Non solo occorre rimodulare la distribuzione delle risorse ma bisogna pensare e programmare un piano che contempli, allo stesso tempo, le esigenze di tutela e conservazione del nostro patrimonio storico-artistico, anche quello di matrice religiosa, e le potenzialità di valorizzazione insite nella pluralità di beni materiali e immateriali che si riferiscono al nostro territorio. Questo vuol dire, naturalmente, avere una visione, inserire anche il singolo contesto culturale (chiesa, museo, centro urbano, ecc.) in un ragionamento più ampio sul valore che l’elemento singolo ha per la comunità, da un punto di vista culturale, in primis, ma anche storico, sociale ed economico.
La questione non è rimodulare la distribuzione delle risorse sulla base del tipo di risorsa culturale, semmai farlo sulla base di progetti di qualità, che tutelino il patrimonio e ne consentano anche la prosecuzione della loro esistenza e una fruizione che non li impoverisca o ne riduca l’autenticità, ma invece possa essere veicolo per la conoscenza, lo sviluppo di attività culturali, artistiche e turistiche.

2. Assistenza religiosa negli ospedali

La regione Sicilia, come del resto anche tutte le altre, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Conferenza Episcopale Siciliana per garantire la presenza di assistenti religiosi cattolici nelle strutture ospedaliere. È previsto un assistente religioso ogni 300 posti letto, retribuito secondo il contratto vigente per il settore sanità e con a disposizione una cappella. Teoricamente il servizio dovrebbe essere erogato nel rispetto della libertà di tutti, ma accade sovente che nei corridoi dei reparti vengano effettuate processioni e atti di culto.
Lei ritiene che in tali casi la libertà di culto di tutti i degenti sia effettivamente rispettata? Inoltre, cosa pensa della possibilità di istituire servizi di assistenza morale non confessionali? Ritiene che l’istituzione di una “Sala del silenzio” in ogni ospedale sia un’idea valida per venire incontro alle esigenze di chiunque professi un culto diverso dal cattolico, o nessun culto?

Alagna:
Conosciamo tutti, per esperienza diretta o indiretta, qual è la condizione delle strutture di degenza della sanità pubblica. Nelle corsie degli ospedali si consumano storie di sofferenza, di speranza, di resistenza alle malattie. Ci dovrebbero essere, allora, degli spazi “neutri” in cui ciascuno può trovare un sollievo, un supporto, un luogo in cui vivere momenti di relazione con familiari e affetti. Ritengo che debbano essere garantiti a tutti, sia a soggetti legati a una specifica confessione religiosa, sia ad atei ed agnostici, degli spazi di preghiera, di meditazione, ma anche di relazione e benessere, in cui pregare il proprio Dio, o parlare con un amico o ancora, vivere il silenzio e la meditazione come momento di pacificazione con se stessi. Allo stesso modo ritengo che aree del genere dovrebbero essere supportate da sostegni psicologici, da professionisti che possano aiutare i degenti nei loro percorsi di malattia o guarigione e che intervengano a fianco o in sostituzione del sollievo che ciascuno può provare nella fede in un dio o in altro di terreno.

3. Interruzioni di gravidanza

Secondo gli ultimi dati disponibili il numero dei ginecologi obiettori di coscienza in Sicilia è tra i più alti d’Italia: l’87,6%, con punte che superano il 90%, il che rende problematico assicurare il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre diversi consultori sono stati chiusi per mancanza di personale, mentre in alcune aree della regione si registrano cifre elevatissime per quanto riguarda le madri minorenni.
Cosa pensa dell’idea del governatore del Lazio di istituire concorsi per il reclutamento di personale non obiettore? E dell’ipotesi di promuovere l’aborto farmacologico in luogo di quello chirurgico?

Alagna:
Sono percentuali enormi, di preoccupante gravità, perché ledono un diritto: quello all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla legge 194 e frutto di battaglie e rivendicazioni lunghe e remote. Cosa è questo se non uno, due, tre passi indietro verso una società di diritti e garanzie basilari, specie quelle legate alla salute della persona?
La chiusura dei consultori rappresenta la cessazione dell’unica opportunità per ampie fasce della popolazione di accedere all’assistenza sanitaria, a sostegni educativi e di accompagnamento, tanto alle nascite quanto alla decisione, intima, personale, diversa l’una dalle altre, di ogni donna, di interrompere la propria gravidanza.
Il consultorio deve essere un luogo centrale nell’educazione alla sessualità, nella prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, nella prevenzione della salute delle donne, nel supporto psicologico, nella gravidanza e nella sua cessazione. Aborto è una parola che non dobbiamo aver paura di nominare come ai tempi della caccia alle streghe fino agli anni 70. E’ un diritto, da rivendicare, da sostenere, come è un obbligo morale e una responsabilità sostenere le donne e favorire ogni processo che allevi dolore, stress psicofisico legato a scelte del genere.
Gli obiettori non possono interrompere l’interruzione di gravidanza. I medici devono essere laici ed essere presenti nelle strutture pubbliche per ascoltare i pazienti, per curarli, per assolvere a doveri, derivanti dall’esistenza di diritti. Dunque, che siano eseguite delle procedure per assumere personale non obiettore in tutti i casi in cui la presenza degli obiettori, secondo le percentuali prima citate, costituisca un blocco all’esercizio di diritti.

4. Atti di culto in enti istituzionali

Secondo il principio di laicità le istituzioni dovrebbero mantenere una posizione autonoma rispetto agli enti di culto, senza quindi favorire né discriminare alcuna religione. Tuttavia accade talvolta che gli impiegati della pubblica amministrazione vengano invitati, a volte per mezzo di locandine affisse negli uffici, altre volte tramite apposita circolare, a prendere parte a messe, precetti, benedizioni e quant’altro. Tutti atti che fanno riferimento alla sola religione cattolica. Spesso poi queste iniziative si svolgono in orario lavorativo, quindi le relative ore vengono retribuite come se fossero effettivamente lavorate.
Qual è la sua opinione su queste iniziative di alcuni dirigenti? Trova corretto impiegare denaro pubblico per retribuire impiegati quando non stanno svolgendo servizio?

Alagna:
Come nel caso degli spazi di culto, nelle degenze ospedaliere, anche qui la questione è: lo facciamo? Se si, allora lo dobbiamo garantire a tutti, e non dobbiamo obbligare chi non professa alcuna religione a sottostare a un culto e ad orari imposti dall’esercizio dello stesso. Così come non si può limitare il diritto degli utenti a fruire di servizi da parte degli enti pubblici a causa di manifestazioni di culto o comunque di carattere “privato”, che inficiano la laicità di questi luoghi ma anche e soprattutto la loro operatività e la funzione stessa per cui esistono. Dunque, le funzioni, le celebrazioni di ogni tipo non dovrebbero essere esercitate in orario lavorativo e soprattutto dovrebbero prevedere pari possibilità di partecipazione o non partecipazione per tutti, mettendo sempre al primo posto la laicità dell’ufficio e del ruolo che l’impiegato pubblico svolge all’interno del suo luogo di lavoro.

5. Pari opportunità

Le cronache raccontano spesso di episodi di sfruttamento dei lavoratori, ma ancora di più raccontano lo sfruttamento delle lavoratrici; pensiamo alle donne, italiane e non, costrette a sottostare ai caporali per paghe da fame, comunque necessarie a sfamare i figli. Ma pensiamo anche anche a quelle donne che un lavoro non lo cercano nemmeno, prigioniere di una subcultura che vede il genere femminile come naturalmente destinato ai lavori domestici. Se a livello nazionale lavora solo una donna su due, in Sicilia lo fa poco più di una donna su quattro.
Pensa che la Regione possa o debba farsi carico del problema, mettendo in atto iniziative che tutelino il lavoro femminile con un occhio di riguardo specificamente per le lavoratrici madri o aspiranti tali?

Alagna:
Non solo deve farlo, ma deve anche incentivare il lavoro e l’iniziativa imprenditoriale femminile su tutti i livelli. L’errore che si compie è quello di pensare alla donna sempre e solo come una figura con un ruolo altro: madre, moglie, figlia. Quello che deve cambiare è la mentalità e la politica del lavoro in relazione al genere e in relazione a questo immaginario. La politica deve fornire garanzie per l’accesso al lavoro e supporto a tutti: alle donne, ai giovani, a chi ha perso un lavoro, alle famiglie. Per ciascuno deve essere garantito un sostegno che aiuti a conciliare il lavoro o la ricerca stessa di un lavoro con le altre sfere individuali e di relazione in cui ci si trova a vivere quotidianamente. Per le donne è più difficile, certo, proprio per l’immaginario di ruoli a cui mi riferivo. Ma le donne hanno delle capacità organizzative e intellettive straordinarie, in ogni settore in cui operano. La maternità è un diritto come lo è quello ad avere un lavoro e un reddito. Alle politiche pubbliche si chiede di intervenire contro fenomeni discriminatori nella selezione lavorativa e di fornire assistenza alle donne e alle famiglie con figli o che intendono averne e che per questo non possono mettere a rischio il loro diritto a lavorare.

6. Contrasto all’omo-transfobia e alle discriminazioni

Tempo fa una rivista americana pose la Sicilia in coda a una graduatoria di mete gay-friendly, come a dire che la nostra isola è una meta turistica ambita ma non per omosessuali. L’Italia a sua volta, secondo uno studio dell’UE, risulta essere una delle nazioni europee più omofobe. Mentre però a livello nazionale una proposta di legge per il contrasto all’omofobia e alla transfobia è bloccata in parlamento, la Sicilia ha emanato sullo stesso tema la L.R. 6/2015, che tra le altre cose aveva istituito il registro regionale delle unioni civili prima che il DDL Cirinnà venisse approvato.
Secondo lei la Regione Sicilia ha fatto tutto ciò che era in suo potere, o vi sono altre iniziative praticabili? Pensa che sia necessario partire dalle scuole per combattere efficacemente le discriminazioni sessuali e di genere?

Alagna:
Non sono d’accordo sui dati relativi alla nostra Regione. E con ciò non dico che nulla più si debba fare in termini di educazione, apertura, conoscenza e lotta alle discriminazioni. Tantissimo c’è da parlare, conoscere, ascoltare o raccontare e storie, vederle, viverle. E’ sempre il modo migliore per arginare e eliminare i pregiudizi, le opinioni affrettate, le chiusure preventive senza ragione e alimentate solo dalla paura della diversità. Quello che va raccontato è che la diversità è bellezza, è ricchezza, è interazione, è condivisione, è comunità, è accoglienza. E da questo punto di vista la nostra terra che sconta decenni di arretratezza e di stereotipi culturali, è avanti più del nord del Paese e di tanti altri nord metaforici. Penso al Pride Palermo che è uno dei più animati e importanti d’Italia, ma soprattutto a tutte le organizzazioni che qui portano avanti da anni le battaglie per i diritti della comunità LGBT, fornendo spunti e modalità operative anche al di fuori del nostro territorio. Una strada da continuare a percorrere anche con il supporto delle istituzioni e di politiche adeguate.

Sicilia 2017, diritti e laicità: chi risponde e chi no

Il 10 ottobre scorso il Coordinamento Sicilia dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) ha posto pubblicamente 6 domande su diritti e laicità ai candidati in corsa per la Presidenza della Regione.
Di questi finora ha risposto solo uno, che ringraziamo per questo atto di rispetto verso l’elettorato, nonostante l’evasività della replica affidata al segretario del suo Movimento, trinceratosi dietro una presunta estraneità alle competenze regionali delle questioni poste, in realtà al contrario molto pertinenti. Un altro candidato ci aveva dato appuntamento per il 19 ottobre ma lo ha poi disdetto rinviando a data ancora da specificare, mentre attivisti vicini a Claudio Fava ci hanno comunicato che l’indirizzo email a cui avevamo sottoposto il documento non è più in funzione e che si è ora provveduto ad un corretto recapito. Nessuna notizia ad oggi degli altri due contendenti, anche se un’aspirante deputata regionale del M5S si è sbilanciata ad argomentare che, visti i rapporti di forze, a Cancelleri non converrebbe esporsi su temi controversi, rischiando il suo principale vantaggio competitivo che è la “trasversalità (non) ideologica”.

E sono proprio alcuni candidati all’ARS, nonostante le domande non fossero loro direttamente indirizzate, a prendere il toro per le corna e, con ammirevole coraggio, farsi avanti. Abbiamo quindi deciso di pubblicare anche i loro contributi, finora articolati ed interessanti. Ne terremo aggiornato l’elenco in questa pagina.

Candidati Presidenza
Candidati ARS

Sicilia 2017, Micari incontra l’UAAR

Aggiornamento 19 ottobre ore 15:50

L’entourage del candidato ci ha riferito che questi “tiene molto ad incontrare” la delegazione UAAR ma che l’appuntamento di stasera è rinviato, a tuttora senza una data certa. Ci scusiamo con quanti si fossero organizzati per seguire l’evento; comunicheremo tempestivamente eventuali sviluppi.


Giovedì 19 ottobre alle 19:30, in via Libertà 12, il candidato alla Presidenza della Regione Sicilia Fabrizio Micari riceverà una delegazione dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che gli porrà le 6 domande su diritti e laicità per chi si candida a governare la Sicilia, alle quali già nei giorni scorsi ha risposto il Movimento Siciliani Liberi. La conversazione sarà videoregistrata e pubblicata sul sito del Circolo UAAR di Palermo, insieme alle risposte degli altri candidati che man mano ci perverranno. Confidiamo che gli organi di stampa contribuiscano alla loro massima diffusione, affinché gli elettori interessati a queste tematiche possano compiere il 5 novembre prossimo una scelta più consapevole.

Sicilia 2017, diritti e laicità secondo il Movimento Siciliani Liberi (Roberto La Rosa)

Pubblichiamo la risposta alle nostre 6 domande per chi si candida a governare la Sicilia giuntaci da Siciliani Liberi, che espone le posizioni del Movimento e del suo candidato Presidente della Regione Sicilia Roberto La Rosa.

Spett. UAAR,
il nostro è un movimento di liberazione nazionale che, in quanto tale, raccoglie persone di diversa estrazione culturale e ideale. Il nostro movimento è laico, non confessionale, ma parimenti estraneo ad ogni pregiudizio anti-religioso.
Sui temi che ponete in parte la competenza legislativa e amministrativa non è della Regione ma dello Stato.
Ad ogni modo, per scelta politica, il nostro movimento sui temi etici quali quelli da voi presentati lascia piena libertà di coscienza ai propri candidati e militanti.
Il nostro candidato Presidente La Rosa si impegna su questi temi, proprio per essere il candidato di tutti, ad astenersi e a lasciare che sia l’Assemblea Regionale Siciliana (e, quando saremo indipendenti, il Parlamento di Sicilia) a decidere su ogni valutazione legislativa di merito.
Solo la domanda riguardante le lavoratrici madri può trovare risposta, e in particolare ampio riscontro nella nostra politica di sostegno al lavoro, alla maternità e alle famiglie monoreddito (di cui beneficerebbero anche quelle monoparentali) che può agevolmente essere consultata tanto sul nostro sito quanto su quello del candidato Presidente.
A titolo personale potrei aggiungere molto altro sui singoli temi, ma – proprio per le ragioni sopra esposte – non appare opportuno.
Cordialmente,

Il Presidente del Movimento
Prof. Massimo Costa

6 domande per chi si candida a governare la Sicilia

[Vai alle risposte.]

Egregi* Signor* Candidat* alla Presidenza della Regione Sicilia,

con l’approssimarsi delle elezioni regionali del 5 novembre 2017, il Coordinamento Sicilia dell’UAAR intende rendere un servizio a tutti i cittadini dell’Isola interessati alla Laicità delle Istituzioni e alla tutela dei diritti civili, interpellandola su alcune questioni rilevanti di competenza dell’Amministrazione che tra poche settimane potrebbe esserle affidata. Alla sua risposta, che può inviarci all’indirizzo sicilia@uaar.it, sarà data la massima diffusione possibile al fine di rendere l’elettorato più consapevole delle posizioni in campo e il voto, dunque, più democratico.

1. Finanziamenti per beni culturali

Chiese e altri edifici ecclesiastici storici, ivi comprese le opere d’arte che vi sono custodite, rappresentano una fetta consistente del patrimonio culturale italiano. Non potrebbe essere diversamente, dato il ruolo dominante che la Chiesa cattolica ha avuto in passato, ed è certamente interesse di tutti che tali beni vengano preservati insieme a quelli non religiosi. Purtroppo però, spesso la pubblica amministrazione elargisce contributi anche per progetti religiosi che in realtà non riguardano la tutela del patrimonio storico e artistico ma esigenze esclusivamente di culto; ad esempio vengono destinati a chiese di nuova costruzione, oppure a iniziative come sagre parrocchiali e feste patronali. Significativa, da questo punto di vista, è l’inchiesta che il circolo Uaar di Palermo ha condotto sui fondi erogati in totale discrezionalità dal presidente dell’ARS.

Secondo lei sarebbe necessario rimodulare la distribuzione di queste risorse?

2. Assistenza religiosa negli ospedali

La regione Sicilia, come del resto anche tutte le altre, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Conferenza Episcopale Siciliana per garantire la presenza di assistenti religiosi cattolici nelle strutture ospedaliere. È previsto un assistente religioso ogni 300 posti letto, retribuito secondo il contratto vigente per il settore sanità e con a disposizione una cappella. Teoricamente il servizio dovrebbe essere erogato nel rispetto della libertà di tutti, ma accade sovente che nei corridoi dei reparti vengano effettuate processioni e atti di culto.

Lei ritiene che in tali casi la libertà di culto di tutti i degenti sia effettivamente rispettata? Inoltre, cosa pensa della possibilità di istituire servizi di assistenza morale non confessionali? Ritiene che l’istituzione di una “Sala del silenzio” in ogni ospedale sia un’idea valida per venire incontro alle esigenze di chiunque professi un culto diverso dal cattolico, o nessun culto?

3. Interruzioni di gravidanza

Secondo gli ultimi dati disponibili il numero dei ginecologi obiettori di coscienza in Sicilia è tra i più alti d’Italia: l’87,6%, con punte che superano il 90%, il che rende problematico assicurare il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre diversi consultori sono stati chiusi per mancanza di personale, mentre in alcune aree della regione si registrano cifre elevatissime per quanto riguarda le madri minorenni.

Cosa pensa dell’idea del governatore del Lazio di istituire concorsi per il reclutamento di personale non obiettore? E dell’ipotesi di promuovere l’aborto farmacologico in luogo di quello chirurgico?

4. Atti di culto in enti istituzionali

Secondo il principio di laicità le istituzioni dovrebbero mantenere una posizione autonoma rispetto agli enti di culto, senza quindi favorire né discriminare alcuna religione. Tuttavia accade talvolta che gli impiegati della pubblica amministrazione vengano invitati, a volte per mezzo di locandine affisse negli uffici, altre volte tramite apposita circolare, a prendere parte a messe, precetti, benedizioni e quant’altro. Tutti atti che fanno riferimento alla sola religione cattolica. Spesso poi queste iniziative si svolgono in orario lavorativo, quindi le relative ore vengono retribuite come se fossero effettivamente lavorate.
Qual è la sua opinione su queste iniziative di alcuni dirigenti? Trova corretto impiegare denaro pubblico per retribuire impiegati quando non stanno svolgendo servizio?

5. Pari opportunità

Le cronache raccontano spesso di episodi di sfruttamento dei lavoratori, ma ancora di più raccontano lo sfruttamento delle lavoratrici; pensiamo alle donne, italiane e non, costrette a sottostare ai caporali per paghe da fame, comunque necessarie a sfamare i figli. Ma pensiamo anche anche a quelle donne che un lavoro non lo cercano nemmeno, prigioniere di una subcultura che vede il genere femminile come naturalmente destinato ai lavori domestici. Se a livello nazionale lavora solo una donna su due, in Sicilia lo fa poco più di una donna su quattro.

Pensa che la Regione possa o debba farsi carico del problema, mettendo in atto iniziative che tutelino il lavoro femminile con un occhio di riguardo specificamente per le lavoratrici madri o aspiranti tali?

6. Contrasto all’omo-transfobia e alle discriminazioni

Tempo fa una rivista americana pose la Sicilia in coda a una graduatoria di mete gay-friendly, come a dire che la nostra isola è una meta turistica ambita ma non per omosessuali. L’Italia a sua volta, secondo uno studio dell’UE, risulta essere una delle nazioni europee più omofobe. Mentre però a livello nazionale una proposta di legge per il contrasto all’omofobia e alla transfobia è bloccata in parlamento, la Sicilia ha emanato sullo stesso tema la L.R. 6/2015, che tra le altre cose aveva istituito il registro regionale delle unioni civili prima che il DDL Cirinnà venisse approvato.

Secondo lei la Regione Sicilia ha fatto tutto ciò che era in suo potere, o vi sono altre iniziative praticabili? Pensa che sia necessario partire dalle scuole per combattere efficacemente le discriminazioni sessuali e di genere?

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