Ci siamo, domani si vota per rinnovare l’Assemblea Regionale Siciliana ed eleggere il Presidente della Regione.
Come Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) abbiamo tentato di agevolare una scelta più consapevole per gli elettori che hanno a cuore i diritti civili e la laicità, ponendo pubblicamente 6 domande su diritti e laicità ai candidati in corsa per la Presidenza della Regione.
Nel mese che hanno avuto a disposizione per meditare le indispensabili risposte a questi semplici quesiti, solamente Roberto La Rosa ha avuto la cortesia ed il senso civico di replicare tramite il segretario del suo Movimento: una risposta che, ciò nononostante, ci lascia insoddisfatti per la sua sconcertante evasività.
Ancor più sconcertante abbiamo trovato il comportamento di Fabrizio Micari, il quale ci aveva dato appuntamento per il 19 ottobre ma lo ha poi rinviato mandando a dire che “ci teneva molto ad incontrarci”. Lo abbiamo aspettato fino alla mezzanotte di ieri, ma oggi possiamo affermare che avremmo preferito la serietà e il coraggio di una disdetta secca, che ben riflettesse la sensibilità di questo personaggio alla laicità delle istituzioni già peraltro sfoggiata disinvoltamente come Magnifico Rettore dell’Università di Palermo con iniziative quali messe solenni di inaugurazione dell’Anno Accademico, precetti Pasquali consumati nelle sedi istituzionali o il “Graduation Day” sul sagrato della cattedrale. Sensibilità confermata brillantemente nel suo ruolo di candidato, anche con gesti altamente simbolici rispetto alla separazione tra Chiesa e Stato, come il comizio dall’altare di qualche giorno fa.
Non meno eloquente è stato il silenzio di Nello Musumeci: anche se alle nostre domande non ha risposto direttamente (come, del resto?), parlano per lui la sua storia, i candidati dio-patria-famiglia di cui traboccano le sue liste, le compagnie di giro omofobe e misogine con cui si esibisce (e che gli hanno guadagnato gli onori della rubrica “La clericalata della settimana”) e persino il suo slogan sobrio e misurato: “Dio è dalla nostra parte!”. Slogan che, per inciso, ci sprona a ricordare il dovere civico di pretendere la rimozione dal seggio elettorale dei crocefissi, simbolo di parte lesivo della libertà di coscienza.
Fin qui i nostri “non possumus”: i candidati e gli schieramenti che ci hanno segnalato, esplicitamente o implicitamente, la loro inadeguatezza o completa incompatibilità rispetto alla difesa della laicità e dei diritti civili.
Neppure Giancarlo Cancelleri ha trovato il tempo di esprimersi sulle questioni che abbiamo posto. Possiamo qui solo ripetere le argomentazioni ufficiose offerteci da una candidata all’ARS del Movimento 5 Stelle: anche se ci riconosciamo in molte delle battaglie laiche, dai diritti civili alla lotta ai privilegi clericali, visti i rapporti di forze non conviene esporsi alla vigilia del voto su temi così controversi, rischiando il principale vantaggio competitivo del Movimento che è la “trasversalità (non) ideologica”.
Infine Claudio Fava: con nostra sorpresa neanche la sua risposta, sebbene ripetutamente annunciata, ci è pervenuta per le vie ufficiali. Tuttavia due aspiranti deputati della lista Cento Passi per la Sicilia hanno voluto esprimersi in maniera chiara e articolata, e meritano quindi una menzione speciale essendo stati gli unici in tutta la campagna elettorale ad aver dimostrato il coraggio di esporsi sui temi dei diritti e della laicità con questa nettezza: Leonardo Alagna e Luigi Carollo.
Sperando di aver dato il nostro piccolo contributo per un elettorato consapevole, vi invitiamo a vincere il comprensibile scoramento, riflettere e recarvi domani alle urne. Per chi, come noi, si fregia della “R” di Razionalisti, “Che dio ce la mandi buona” non è un’opzione accettabile.
È del tutto inutile chiedere di riconoscere la laicità dello Stato a un politico come Musumeci, Micari o Orlando. In un sistema politico come quello italiano ciò che fa eccellenza è la mercificazione del voto e la mancanza di uomini coraggiosi. La chiesa cattolica vanta un numero enorme di pecore che votano e un sistema di potere che si estende a tutti i gangli della società. Non rispondere al vostro appello significa non contrariare il pastore, e non perdere il consenso di molte pecore.