Obiezione ed incoscienza

Si perdoni questa breve digressione autobiografica sulla cosiddetta obiezione di coscienza.

Lo confesso, anch’io sono stato obiettore. Circa vent’anni or sono, anziché prendere le armi nel Battaglione San Marco, mi arruolai nel servizio civile, in Caritas (!) Un’esperienza molto istruttiva che ricordo ancora con disgusto, indignazione per le malversazioni a cui assistetti e che tentai in vano di denunciare, ma anche con gratitudine, per il contributo determinante che apportò alla mia maturazione da ateo militante.

Mio padre tentò fino all’ultimo momento di indurmi a desistere, sottolineando come si trattasse di una scelta irrevocabile che mi precludeva diversi percorsi lavorativi vita natural durante:

  • non avrei potuto ottenere il porto d’armi né essere reclutato in forze di polizia (neppure tra i vigili urbani!);
  • ancor più bruciante per lui, che era stato tra i pionieri dell’elettronica e aveva registrato numerosi brevetti impiegati nell’avionica militare, mi sarebbe stata negata la Security Clearance NATO (nota anche come NOS, “Nulla Osta Sicurezza”) necessaria a proseguire il suo lavoro.

Ciò nonostante, pur non considerandomi un fondamentalista della nonviolenza (anzi!), ero e resto profondamente antimilitarista in coscienza, appunto, ed ero quindi disposto, come tanti altri ragazzi italiani,  a sobbarcarmi i costi economici e perfino affettivi della mia coerenza.

Ora mi pare azzardato e perfino offensivo paragonare un preteso “diritto a calpestare diritti” con il ripudio della guerra e del terrorismo di Stato, ma il dipendente dell’ATC di Torino che ha rifiutato di istruire la pratica per la casa di una coppia di donne dovrebbe ringraziare l’Amministrazione per averlo cacciato, offrendogli così l’opportunità di esercitare un’autentica e cosciente obiezione di coscienza, cioè di pagare il giusto prezzo di una scelta non soltanto bigotta, ignorante, omofoba e violenta, ma oggettivamente incompatibile con le mansioni che ricopriva.
Al pari di quella del ragazzo di vent’anni fa che, pur non ledendo invece alcun diritto altrui, anzi costituendo una presa di posizione per la pace e la fratellanza tra i popoli, era ed è oggettivamente incompatibile con la carriera di vigile urbano (?!)
O quella dei ginecologi “dimezzati” che, rifiutandosi di erogare prestazioni delicate e importantissime, garantite dal Servizio Sanitario Nazionale e riconosciute dalla Legge come diritto alla salute, sono per ovvi motivi di economia e razionalità organizzativa esclusi dai concorsi pubblici ma sono liberi di esercitare la professione tranquillamente in strutture private non convenzionate (o, in alternativa, in ambulatori parrocchiali) che tali prestazioni non sono tenute a garantire. O mi sono perso qualcosa?

P.S.: l’amico Pigi mi segnala la suggestiva coincidenza con l’evento che oggi pomeriggio introdurrà la la presentazione dell’ultima fatica di Zerocalcare, Kobane Calling, al Teatro Mediterraneo Occupato:

Ore 16: Inaugurazione Biblioteca autogestita del Tmo, dedica della stessa alla memoria di Salvatore Rizzuto Adelfio e affissione targa disegnata da Zerocalcare.

Salvatore Rizzuto Adelfio, storico attivista del movimento LGBT++ palermitano e fondatore della fumetteria AltroQuando, che ricordiamo anche vittima di repressione da parte della polizia religiosa di Vaticalia, è stato il primo obiettore di coscienza in Italia a rifiutarsi di prestare il servizio militare dichiarando la propria omosessualità e, non essendo allora questo un diritto legalmente tutelato, rischiando la galera. Tutto si tiene.

Giorgio Maone*

* coordinatore del Circolo UAAR di Palermo