Jorge ‘Mbroglio, AKA Sua Bontà Papa Francesco I (nome d’arte che, affibbiato a un gesuita, già trasuda doppiezza), è un assoluto fuoriclasse (lui o, più probabilmente, i ghost writer dei suoi presunti impromptu) nel dispensare con studiata disinvoltura affermazioni tanto banali quanto ambigue e ghiotte per il titolista che, ingenuo o complice, le sfrutta per alimentare il mito ossimorico del pontefice progressista. Frasi ad effetto, come l’abusatissima “chi sono io per giudicare”, che finiscono per essere ripetute masochisticamente e persino osannate dalle vittime stesse (donne, bambini, persone LGBTQ, atee, diversamente credenti…) di questa cinica campagna marketing & rebranding studiata a tavolino per fermare l’emorragia finanziaria innescata dall’eccessiva sincerità, dalla franca antipatia e anche dalle responsabilità personali ed istituzionali nella copertura sistematica della pedofilia ecclesiastica che pesano sul predecessore ed emerito collega. Frasi ad effotto, anzi veri e propri “scherzi da papa” che non smuovono una virgola della dottrina, immutabile per statuto: la chiesa cattolica si distingue infatti dalle altre sette cristiane proprio per la sua pervicace opposizione alla riforma, consolidatasi in una controriforma di segno veementemente conservatore, che la consacrava di fatto come irriformabile, e quindi permanentemente omofoba, misogina e illiberale omnia secula seculorum.
Proprio alle vittime, e specie quelle a cui “basta leggere un titolo”, l’amico Salvatore dedica la sua riflessione:
Capisco lo stupore di tanti, soprattutto cattolici, per le parole del monarca vaticano circa le persone omosessuali, che non andrebbero discriminate ma rispettate. Bontà sua.
Sì, ha aggiunto che bisogna chiedere perdono, magari avrebbe potuto aggiungere “perdono per le torture che noi abbiamo loro inflitto, per i roghi, per la prigionia, per aver ingabbiato la politica dei loro Stati e ostacolato il riconoscimento dei loro diritti umani”. Non l’ha fatto, anzi ha ricondotto tutto nell’alveo del catechismo della chiesa cattolica e della dottrina e soprattutto ha parlato delle persone omosessuali che cercano dio, derubricando il Pride a manifestazione che può urtare alcuni.
Io non mi sento moralmente disordinato, non ho bisogno del catechismo come bussola morale e al contempo non critico chi liberamente abbraccia una fede. Ma vorrei ricevere il medesimo riguardo in cambio.
Se il tenero Papa orsetto del cuore vuole davvero non discriminare le persone LGBT, la finisca assieme ai suoi adepti in Parlamento e nella società di ostacolare leggi serie contro l’omofobia, di stigmatizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, di ciarlare di un solo tipico modello di famiglia fatta da mamma-papà-figlio. Condanni pubblicamente i preti che auspicano la pena di morte per i gay o semplicemente l’arrivo di “sorella morte” per purificare la società. Una volta per tutte prenda posizione in seno all’assemblea dell’ONU circa la moratoria sull’uso della pena di morte in quei Paesi in cui l’omosessualità è considerata un crimine da punire togliendo la vita. Il Vaticano si è opposto a tale moratoria.
Solo allora le sue scuse potranno essere prese seriamente. Fino ad allora saranno solo parole, fumo negli occhi, esche per gli sciocchi che abboccano.
Solo allora Papa Francesco non sarà più un “sepolcro imbiancato”, per usare le parole del vangelo di Matteo che forse gli saranno più familiari.
IL BASTONE E LA CAROTA
Prima ha usato il BASTONE lasciando mano libera ai suoi cardinali, preti, adepti e lobbisti di fomentare l’omofobia ed ostacolare con ogni mezzo a disposizione il fragile cammino dei diritti delle persone LGBT in tutto il mondo ed in Italia in particolare, con i risultati che ben sappiamo in termini di ritardi e “annacquamenti”.
Ora constatata la sua sostanziale impotenza nel fermarne l’inesorabile avanzata usa la CAROTA per salvare il salvabile dichiarando testualmente: “i gay non vanno discriminati, devono essere rispettati, ACCOMPAGNATI PASTORALMENTE”, e non contento: “una persona di QUELLA CONDIZIONE, che ha buona volontà, CHE CERCA DIO, chi siamo noi per giudicare?”
Traduco: le cattofroce sono le benvenute purché dimentichino il sesso o lo facciano di nascosto magari per allietare i miei dipendenti, le altre sono dei peccatori che tolleriamo purché non si azzardino a mettere su famiglia.
Si tratta di un ignobile operazione di marketing.
Vorrei sapere se ha cambiato idea da quando assieme all’ancor più omofobo patriarca ortodosso dichiarava qualche mese fa:
“20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.”
http://www.repubblica.it/vaticano/2016/02/13/news/papa_francesco_e_patriarca_kirill_il_testo_della_dichiarazione_congiunta-133315632/
O cosa ne pensa della dichiarazione del segretario di stato vaticano da lui nominato Parolin:
“nozze gay, una sconfitta per l’umanità”
http://www.repubblica.it/politica/2015/05/26/news/cardinale_parolin_si_a_nozze_gay_una_sconfitta_per_l_umanita_-115335459/
O del referendum organizzato e vinto dalla chiesa cattolica in Slovenia (grazie ad un regolamento che prevede quorum bassissimi) con cui hanno abolito la legge che istituiva i matrimoni gay:
http://www.ilpost.it/2015/12/21/slovenia-abolito-matrimoni-gay/
O andando più indietro del NO del Vaticano alla proposta Onu di depenalizzazione dell’omosessualità
http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/benedetto-xvi-27/vaticano-omosessualita/vaticano-omosessualita.html
Per chi vuole approfondire consiglio la lettura di questo bellissimo articolo di cui cito la conclusione:
“E finché ci saranno dei Charles Wamika o dei Massimiliano Pusceddu che incitano alla violenza dal pulpito senza pagarne la benché minima conseguenza, la sua solidarietà, Santità, se la può tenere, perché a noi suona davvero come una presa in giro, caro il nostro ‘sepolcro imbiancato’.”
http://www.lacritica.org/politica-2/caro-francesco-i-la-tua-solidarieta-non-la-vogliamo/
Questo papa è il gattopardo della chiesa. Eletto dagli stessi corrotti cardinali che secondo gli ingenui dovrebbe mettere in riga. Suo compito è rinnovare l’immagine della chiesa, tremendamente compromessa, con riforme di facciata ed un papa piacione e telegenico. In realtà la sua agenda è quella di sempre: portare le società secolarizzate verso un nuovo medioevo e mantenere pressoché intatti gli immensi privilegi del clero. Quello precedente era troppo diretto, mentre lui riesce a reclutare subdolamente anche molti laici affascinati da suo peloso buonismo.
In questo disegno riveste un ruolo centrale la presunta “famiglia naturale” che la chiesa si arroga di conoscere per volontà di un improbabile entità invisibile: ma la natura ha previsto l’amore di ogni tipo, di certo non individui vestiti come il mago Otelma che decidono di non mettere su famiglia, non procreare e insegnare agli altri come farlo.