Corrado (nomen omen) Lorefice, arcivescovo di Palermo prediletto di Papa Francesco, nel servizio de “Le Iene” andato in onda ieri 7 ottobre 2018 si rende protagonista di fughe rocambolesche, pur di non rispondere della grottesca vicenda che ha visto 42 dipendenti dell’Opera Pia Card. E. Ruffino, di cui egli è presidente (destinataria di ingenti finanziamenti pubblici ed essa stessa, paradossalmente, ente pubblico), lasciati per mesi dello stipendio e poi licenziati in tronco e derubati delle decine di migliaia di euro in arretrati dovuti a ciascuno di loro.
Quando la triste storia venne inizialmente alla ribalta mediatica, la Diocesi con grandi fanfare restituì solo una parte del maltolto, sottolineando l’impegno del Lorefice quasi fosse un atto di magnanima carità personale. Ma al contrario mesi più tardi, con estremo e beffardo cinismo, dopo che l’assegno-elemosina era stato naturalmente speso per saldare i debiti e le bollette accumulate, alle vittime (molte delle quali ancora creditrici di ulteriori mensilità arretrate) ne è stata intimata sfacciatamente la restituzione, precipitandole nello sconforto.
Quando la triste storia venne inizialmente alla ribalta mediatica, la Diocesi con grandi fanfare restituì solo una parte del maltolto, sottolineando l’impegno del Lorefice quasi fosse un atto di magnanima carità personale. Ma al contrario mesi più tardi, con estremo e beffardo cinismo, dopo che l’assegno-elemosina era stato naturalmente speso per saldare i debiti e le bollette accumulate, alle vittime (molte delle quali ancora creditrici di ulteriori mensilità arretrate) ne è stata intimata sfacciatamente la restituzione, precipitandole nello sconforto.
Ulteriore spunto di riflessione: quasi contemporaneamente la stessa Diocesi rastrellava centinaia di migliaia di euro, tra contributi pubblici e privati, per allestire lo show palermitano del Sommo Pontefice.
Il servizio è da guardare con attenzione da cima a fondo (non prima di avere assunto un buon anti-acido), perché contiene molteplici elementi degni di indignazione: dallo spreco disinvolto di danaro pubblico, alla commistione tra diritto pubblico e potere ecclesiastico, alla complicità clericalista del Presidente della Regione Musumeci, alle ingenti risorse (tra Digos e Polizia Municipale) dirottate dalla sicurezza dei cittadini per erigere un cordone sanitario che consente al Sig. Lorefice di sottrarsi alle proprie responsabilità e alle imbarazzanti quanto legittime e doverose domande della stampa.
Unica nota positiva: alcuni dei beffati hanno finalmente aperto gli occhi sul loro ex datore di lavoro e dichiarato di “non credere più alla Chiesa”.
La verità rende liberi.